un altro disco di peppe, stavolta recensito qui:
http://www.bielle.org/2010/Recensioni/R ... strana.htm
Peppe Voltarelli: "Ultima notte a Malà Strana"
Sonorità e parole emigranti
di Silvano Rubino
Malà Strana è un quartiere di Praga, nel cuore vecchio di quella città un po’ magica alle pendici del Castello. E che c’entrerà mai la fredda Praga con l’anima mediterranea dei Peppe Voltarelli, si domanda subito l’ascoltatore vedendo il titolo del secondo disco da solista dell’ex frontman del Parto delle Nuvole Pesanti (a tre anni da "Distratto ma però")? C’entra e non c’entra. Nel senso che Praga è una tappa del viaggio, che è un po’ il tema dominante di questo disco, il viaggio dell’emigrante, di chi ce l’ha un po’ scritto nel destino l’eterno movimento, il distacco dalle radici (e il continuo ritorno ad esse). Il destino di chi deve andare sempre avanti (“Iamavanti”, appunto, la canzone con cui si apre e si chiude il disco, una specie di motto). In qualche modo un proseguimento del discorso sull’identità aperto già all’epoca del Parto e proseguito con “Distratto ma però”.
Tredici canzoni per altrettante tappe, dunque, in cui Peppe, accompagnato dalle chitarre di AM Finaz della Bandabardò, esplora confini e coltiva nostalgie. Il racconto del viaggio (in italiano e in calabrese) passa per la descrizione degli stati d’animo dell’emigrante, ma anche della critica senza sconti all’Italia che ci si lascia alle spalle. E anche dell’amore.
Partendo dal ritmo vagamente reggaeggiante alla Manu Chao di “Canto mo” (che racconta la malinconia di chi parte e sembra non arrivare mai), passando per lo stile manouche di “Scarpe rosse impolverate” o per il delizioso valzerino strumentale di “Coup de coue a Montreal” o, ancora, per i ritmi andalusi de “Il paese dei ciucci” (dove Peppe usa uno dei registri che gli è più congeniale, quello dell’ironia un po’ feroce).
Ci sono poi la malinconica “Quanto ni vo”, la trascinante e amara “Sta città”, “Gli anarchici”, rifacimento di un classico di Leo Ferrè (cantato insieme a Erriquez della Bandabardò), la bellissima e struggente “Marinai” (ancora il tema del viaggio...), la trascinante e rabbiosa “Fiore ca balla”, la riflessiva “Abbandonarsi”, per chiudere con la tappa praghese, la title track “Ultima notte a Malà Strana” (impreziosita dalla voce recitante dell’attrice e cantante Ester Kocickova).
Il disco, lo si capisce, è anche frutto di viaggi non solo dell’anima, di spostamenti e concerti in Europa, Stati Uniti, Argentina, Canada e Messico e di un lungo soggiorno a Berlino. È un disco di un viaggiatore, che riflette, in maniera semplice ma non banale, sull’identità e lo fa anche attraverso l’uso della lingua. Il calabrese (cinque canzoni su 11 sono in “lingua”) non è un calabrese arcaico, ma una miscela moderna, il dialetto dei montanari scesi alla marina, quello dei contadini urbanizzati, la parlata di chi difende la propria identità anche in luoghi lontani da quelli in cui si è formata. E che diventa un veicolo ideale per le storie viaggianti di Peppe.
Dal punto di vista musicale è un disco scabro ed essenziale: pochi strumenti (chitarra, mandolino, flauto, contrabbasso, percussioni, qualche fisarmonica), per tenere sempre in primo piano la voce di Peppe, potente, accattivante, istrionica, capace di muoversi su registri diversi con uguale convinzione.
A supporto ci sono le chitarre di Finaz e un’aura mediterranea capace di aprirsi alle contaminazioni senza perdere la sua solarità di fondo. Non siamo di certo nei territori dei capolavori, ma sicuramente in quello dei prodotti che sanno unire intelligenza e godibilità, nei suo 41 minuti. Al secondo passaggio sul lettore cd “Ultima notte a Malà Strana” è già da canticchiare. Ideale per un’estate assolata, per terrazze sul Mediterraneo o per viaggiare sapendo che tutti, in fondo in fondo, siamo un po’ emigranti.
Peppe Voltarelli
“Ultima notte a Malà Strana”
OTR Live/ Universal – 2010
Nei negozi di dischi
"Considero ogni forma di razzismo convinto una patologia e non un'ideologia" (Davide Bernasconi)