da: IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA

Articoli su Davide e il suo mondo apparsi su giornali e riviste

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Messaggioda marina » sab mar 22, 2003 4:04 am

COSENZA- Si può parlare di vero e proprio successo per questa sesta edizione del festiva S. Giuseppe Rock concluso ieri sera dal concerto dei Pgr. E se del concerto di Ferretti e compagni, concluso a tarda ora, vi riferiremo nell’edizione di domani, qui raccontiamo il successo ottenuto dai Vinagre e da Davide Van De Sfroos. Il gruppo cosentino ha convinto e riscosso applausi a scena aperta, nonostante un repertorio variato ancora una volta. E’ questa la caratteristica dei Vinagre che non amano sedersi sugli allori, per cui si sono presentati sul palco dell’Arenella, con uno spettacolo tutto strumentale. Ripudiato il cantato in dialetto, non sappiamo se definitivamente, il set proposto verteva su brani molto lunghi ed articolati, dove le soluzioni di arrangiamento adottate, si sono fatte apprezzare per l’impatto elettrico che del jazz recupera certi tratti fusion, inserendoli in un contesto progressive di spessore. Una proposta interessante che ha raccolto molti lusinghieri consensi tra il numerassimo pubblico presente. Poi è stata la volta di Davide Van De Sfross e della sua band. La prima calabrese del cantautore comasco, era attesissima da quanti lo avevano conosciuto nelle brevi occasioni in cui è stato ospite de Il Parto delle Nuvole Pesanti, durante la scorsa estate. Partito con il classico “De sfroos” Davide ha subito messo in mostra alcuni dei suoi personaggi d’autore, che pur vivendo in periferia hanno insita una grande dignità. Dopo le storie del “Grand Hotel” arriva il primo personaggio atipico della sua poetica: “Sugamara” è un emarginato che vuole mostrarsi duro a quanti, nel suo paese, lo trattano da reietto. Il suo “se gh’eet de vardà” cosa avete da guardare, mette in mostra tutta la dignità che è propria di questi perdenti o balordi di paese. Storie affascinanti, reali e fantastiche si susseguono con ritmo serrato, snocciolando i pensieri del “Figlio di Guglielmo Tell” con la mela sulla testa, oppure quanto costruito sui segni dello zodiaco, passando per improponibili duelli stile western dove non si arriva al sodo perché “è pronto da mangiare”. Dopo “L’omm Scorcio” arriva una dei classici di Van De Sfroos: “Pulènta e galèna frègia” doppiato da “Sciuur Capitan” brano che ripudia la guerra con la diserzione di un soldato fedele che scopre l’orrore della morte causata al nemico, con la semplicità con cui si stappa una bottiglia. Senza retorica Davide Van de Sfroos ha detto quanto sia difficile cantare oggi questo brano, perché è come <<alzare una bandiera bianca contro una mitragliatrice.>> Poi una lunga versione tribale di “Hoka Hey” racconta il massacro di Wounded Knee, mischiando tremezzino e lingua sarda senza far trasparire la differenza. Poi giù a rotta di collo per un finale travolgente con “Kapitan Kurlash”, “Sguaraunda” e “la balera”, chiuso da una lunghissima versione di “Cyberfolk” arricchita di omaggi a Bob Marley e Nidi d’arac di cui è stato ripreso un breve passaggio di “Lu rusciu de lu mare”. Così come era accaduto in precedenza ne “Il Duello” dove è stata inserita una parte del tradizionale salentino “Santu Paulu” Van de Sfroos continua a fondere i dialetti che più predilige. Dopo quasi due ore di musica, “Cauboi” e “la Curiera” stringono il patto definitivo tra il pubblico cosentino e questo grande poeta della musica contemporanea.
Eliseno Sposato
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