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Messaggioda marina » ven apr 25, 2014 11:03 pm

De Sfroos: in vendita il nuovo album

Esce oggi l’atteso album di Bernasconi “Goga e Magoga”, con 16 nuovi brani rock e folk tra Inferno e Paradiso
Le due facce del menestrello

Presentato ieri mattina a Eataly a Milano (dove una volta c’era il Teatro Smeraldo) e al pubblico in serata alla Feltrinelli di Como, Goga e Magoga è da oggi in tutti i negozi di dischi. L’atteso nuovo album di Davide Van De Sfroos, frutto di tre anni di lavor, offre diverse novità, molte delle quali ben riassunte nell’omonimo video girato da Dario Tognocchi. Nel filmato di Goga e Magoga un De Sfroos inedito, anche musicalmente, si muove al ritmo di tamburi tribali come un furioso argonauta postatomico.

Alla guida di un’armata lacustre, che parte da una fabbrica dismessa, il guerriero lariano ripete un potente ritornello: «Goga e Magoga, il futuro in barca a vela chi lo paga?».
Una canzone rabbiosa, in cerca di nuovi orizzonti, che riflette sulla crisi di questi tempi senza dimenticare di gettare uno sguardo al passato. Sei minuti che scorrono in un lampo grazie alla forza evocativa delle liriche e delle immagini dei nostri territori: dalle acciaierie Falck di Dongo alla pietraia di Talamona passando per il Pian di Spagna a Gera Lario. Ma mai, come in questo nuovo lavoro, De Sfroos aveva scavato tra le gioie e i dolori del suo animo: «È un album composto da canzoni che, dopo avere viaggiato nella strade tortuose della mente, riportano a tutto a casa, Inferno e Paradiso. In questi anni - ammette con disarmante sincerità Davide - mi sono fatto male. Così ho deciso di mettere tutto sul piatto per cercare un contatto con il mio passato. Solo così ho potuto ritrovato la mia anima e tornare a sentire i battiti del mio cuore. Goga e Magoga è un lavoro bipolare come me, pieno di chiari e scuri, di amarezza e dolcezze, che mi ha dato la forza di uscire dal buio dopo la depressione».
De Sfroos non mente, la sua musica è stata sempre sincera. Lo è stata quando raccontava il suo lago, quando cantava i suoi personaggi, figuriamoci ora che esprime, mettendosi a nudo, il suo malessere. E tutto, ovviamente, si riflette nelle liriche, ma soprattutto nella musica che si muove su due lati, entrambi però ludici e spietati: da una parte le ballate acustiche con chitarre che in Figlio di ieri suonano come in un film con colonna sonora di Morricone, dall’altra le sferzate rock che citano i Jethro Tull in brani come Mad Max. E alla fine De Sfroos, che questo disco avrebbe anche potuto tranquillamente intitolarlo Davide Bernasconi, ribadisce il concetto che lo ha guidato nella sua sesta opera inedita: «È un disco sperimentale, mai osato prima, che doveva esplorare i miei grandi dubbi e darmi delle risposte».
Intenzioni che l’ascolto conferma dall’inizio alla fine, anche quando torna il tema della guerra nella splendida Infermiera o nella pellicola amarcord di Cinema Ambra. Ma il filo che lo lega al passato non si è spezzato, a tenerlo unito ci pensano De Me e Gira Gira, canzoni che stanno qui ma che avrebbero potuto trovare posto anche nel primo disco in cui Davide ha iniziato a fare i conti con se stesso, ovvero nel fortunato Yanez. Meno acqua dolce, meno dipinti dei suoi protagonisti, e tanti autoritratti, o selfie come va di moda dire oggi. Tanto, a ricordare la strada di casa qual è, arriva sempre il vento. Un dono della natura al quale De Sfroos, Bob Dylan lacustre, affida ancora una volta le ultime risposte. Per capire del tutto la forza di Goga e Magoga bisognerà però aspettare il live del 13 giugno al “City Sound Festival” di Milano.

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marina
 
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