«Il mio disco è bipolare e dai suoni molto rock»
«Le mie canzoni sincere così non lo sono state mai», annuncia Davide Van De Sfroos presentando - a tre anni da Yanez - il nuovo album Goga e Magoga.
Il suo disco più sofferto, 16 brani (avrebbero dovuto essere due cd) in cui sciorina «un diario personale molto fitto» dopo un lungo viaggio introspettivo in cui ha toccato con mano il dolore, la sofferenza, la depressione, la morte. «È un disco duro ma anche quello che contiene più amore di tutti, lo posso definire bipolare per i suoi continui cambi di ritmi e di tempi. È un lavoro rock nel senso più completo del termine, ci sono brani come Angel che evocano il southern rock; come Infermiera che mi autocomunica echi dei Pink Floyd; Mad Max che è un vibrante tributo ai Jethro Tull».
È un Van De Sfroos cresciuto e impegnato a comunicare tutti i suoi dubbi sulla vita e sul mondo, prendendo spunto dal passato per costruire il futuro (e con l'aiuto della seconda voce di Leslie Abbadini). «Non si può vivere nel passato ma non si può vivere senza ricordarlo», è il nuovo motto del cantautore che, per alcune delle sue nuove canzoni, prende addirittura spunto dai suoi taccuini e diari di ragazzo. Per esempio Colle nero, storia di un certo Bertu, è nata dalla poesia L'uomo della terra, scritta molti anni fa. Il suono, anche grazie alla chitarra di Maurizio «Gnola» Glielmo, si estende dal blues alla psichedelia e i testi hanno un simbolismo «che ricorda il primo Dylan». Il brano Goga e Magoga è anche il primo video in assoluto di Van De Sfroos, in cui interpreta un «neuronauta, un predicatore che è diventato il mio alter ego». Le comparse nel video sono 15 personaggi selezionati on line tra 500 aspiranti. Intanto Van De Sfroos si prepara alle future battaglie in concerto (al via il 13 luglio dall'Ippodromo di Milano). «Queste canzoni sono particolarmente adatte ai concerti perché sono facili da arrangiare in stile rock. Ci vorranno tanti ospiti perché in Mad Max avrò bisogno del flauto e Il dono del vento è una sinfonia celtica che ha bisogno di tanti flauti. Ci saranno anche mandolini e chitarra classica»
Antonio Lodetti -
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