Il popolare cantautore di casa nostra apre ai lettori del “Corriere di Como” le porte del suo studio di registrazione dove confeziona il prossimo disco
Non manca molto. Il sesto disco di inediti di Davide Van De Sfroos arriverà, con tutta probabilità, subito dopo Natale. All’atteso successore di Yanez, disco che ebbe l’onore di salire sul palco dell’Ariston a Sanremo, il cantautore lariano sta lavorando con tutta calma da molti mesi: «I miei dischi – racconta Davide – nascono da esigenze personali, senza nessuna pressione commerciale. Piano piano ho iniziato a mettere insieme le canzoni che faranno parte del nuovo album. Più i brani sono minimali e più aumenta il tempo di fermentazione per capire quali strade devono prendere. Alla mia età e per il mio modo di essere posso permettermi di avvicinarmi a territori sempre più rarefatti, è un disco più introspettivo e autunnale, che non ha paura di esplorare terre dove prima mi salvavo curvando».
Prosegue quindi il percorso intrapreso in parte con “Yanez”.
«Proprio così, in continuità con il lavoro precedente. Per ora è stata eseguita una prima sessione a Bonzanigo con il produttore Alessando Gioia. Dieci canzoni, quelle più intime e le ballate, già pronte per chitarra e voce, alle quali poi aggiungeremo altri strumenti, sono state fissate. Poi faremo un’altra sessione, in studio a Brescia, dove registreremo in presa diretta i brani più rock con la band».
Quindi conferma l’idea di un album doppio?
«No, alla fine ho deciso che poteva risultare troppo dispersivo. Pur conservando due anime, 16 canzoni possono stare tranquillamente in un solo disco. Ho il desiderio di fare un album il più sincero possibile, che viva lo stato d’animo del momento, con un suono diretto, come hanno fatto Johnny Cash, Kris Kristofferson e anche Ryan Bingham, che sono partiti dalla chitarra e dalla voce. Il resto della canzone nasce dopo».
Nel suo documentario “Terra & Acqua” si respirava questo tipo di atmosfera.
«Esattamente, è il linguaggio che ho sposato. Se una registrazione è sporca non importa, conta che il pezzo arrivi emotivamente. In America si registra così, sulle sbavature si lavora dopo. Un disco “roots”, di “radici”, non può nascere solo con la patina di uno studio».
C’è voglia di autenticità, di profondità quindi.
«Già, il contenuto di alcuni brani dice proprio questo. Le canzoni più morbide parlano di quello che si è stati, altre più urticanti fanno capire che la riflessione sul tempo non fa sconti al mondo. Il disco vola sopra le macerie di quello che siamo, è post-apocalittico, ma in fondo c’è sempre la redenzione».
Guarda al futuro?
«Voglio stare vicino alla gente, ma non sono un profeta. È andata così, ma siamo ancora qui. Siamo in viaggio tra presente e passato; penso agli anziani dimenticati e ripenso alle infermiere in guerra».
La guerra non manca mai nei suoi testi.
«No, come il vento è un tema ricorrente. Smetterò di scrivere canzoni sulla guerra solo quando termineranno di combatterla».
Ha già un titolo per il cd?
«Ho avuto qualche lampo ma non ho ancora deciso. È come dare il nome a un figlio. Tutti i miei lavori prendevano spunto da una canzone o dal tema filo conduttore».
Visto che questo disco la condurrà verso i 50 anni, che rapporto ha con il tempo?
«Bipolare. Il tempo è uno spirito che mi sta al fianco da sempre. A volte si manifesta in uno specchio, a volte in un incontro. Come tutti vorresti fermarlo, combatterlo, ma è inutile, meglio ballare e cantare con lui. “Il dono del vento”, per esempio, è un brano che parla di questa cosa attraverso una foglia che cade dopo aver danzato sul suo ramo. È il soffio della vita, con le sue parti luminose e oscure».
Dialetto ancora dominatore, nel nuovo album?
«Non mi sono preoccupato delle percentuali. Ci sono strofe tutte in italiano che poi incontrano il dialetto. Tutto è fluito in modo molto naturale».
Quando uscirà il disco?
«Per fine dicembre le registrazioni saranno finite. Poi vedremo in quale mese lanciarlo».
Dipenderà da Sanremo?
«Certo, se ci fosse l’opportunità, vista la coincidenza temporale, non ci tireremo indietro. Ma ancora non ho pensato a una o due canzoni specifiche».
Per “Terra e Acqua” ci sono novità?
«Abbiamo ricevuto molte richieste per continuare l’impresa e le stiamo valutando. Anche il ramo di Lecco sarà preso in considerazione per riprendere il viaggio».