da:www.corriere.it - 18/07/2012

Articoli su Davide e il suo mondo apparsi su giornali e riviste

Moderatore: Baristi

da:www.corriere.it - 18/07/2012

Messaggioda marina » mer lug 18, 2012 8:45 pm

Le note di Van De Sfroos
Storie portate dal vento
Il cantautore comasco protagonista del concerto di giovedì all'Ambria Music Fest

Raccoglie di frodo dodici anni di canzoni rock'n'folk. Partenze, contrabbandieri, balere, nebbia del lago di Como, storie in laghé e, vere e visionarie, sono racchiuse in un cofanetto di stoffa: due cd, per trenta brani di cui due inediti, un dvd e due nuovi racconti, in stile Van De Sfroos.
«In un'epoca virtuale - spiega - ho creato un oggetto simbolico e concreto dalla copertina in tela, per riprende i contrabbandieri che andavano de sfroos usando scarpe di juta e portando sacchi dello stesso materiale», racconta Davide Van De Sfroos, che sarà all'Ambria Music Festival domani alle 21.30 (biglietti a 16,50 euro in prevendita, 18 euro la sera del concerto, gratuiti per bambini sino a 10 anni).
Perché questo «Best of 1999-2011»?
«Non ne avevo mai realizzato uno. Non era il momento e si andava avanti tranquilli producendo dischi. Ma con "Yanez" a Sanremo molti ci hanno conosciuto e chiesto una raccolta per capirci meglio. Per tempi maturi e per esigenza popolare, abbiamo prodotto una retrospettiva con i brani più richiesti. Ma due dischi sono pochi per raccontare la mia storia».
Perché cominciarla con «Cau Boi» e «Akuaduulza»?
«Sono epocali. I fan da subito si sono nominati "Cau boi". Tutto è iniziato da lì. La seconda è una ballata romantica e riflessiva su ciò che l'acqua lacustre rappresenta, in bene e male. Entrambe ritraggono i due volti di chi abita sul lago: quello guascone e quello meditativo».
Come spiega gli inediti «Foglie» e «Lettere da Marte», acustici e incisi a casa sua?
«Sono nati d'istinto, senza l'idea di costruire una canzone. Scrivi cose nel tuo rifugio, le canticchi come un blues solitario, le registri con un portatile e le lasci nel cassetto. Sono canzoni insolite, momenti rubati dal cassetto che vivranno solo in questo disco, ma preannunciano un ritorno all'acustico roots radicale. Da tempo voglio giocare su arrangiamenti acustici, grezzi, registrati in presa diretta di fronte al microfono per ottenere l'effetto della ballata live. Ho scritto bozze, che dovranno decantare per capire cosa diventeranno. Ci sono già delle provocazioni, testi cantati e musicati, scheletri di possibili canzoni per un prossimo lavoro. Conterrà personaggi inventati e veri, ma anche un ritorno a delirio e visionarietà psichedelica dei primi scritti giovanili, seguendo Baudelaire, Bob Dylan, Leonard Cohen o i poeti della Beat generation. Voglio raccontare entrando nell'onirico per vedere cosa si riesce a descrivere oltre gli stilemi della ballata tradizionale».
Le è capitato di scrivere canzoni diventate racconti e viceversa?
«A volte taccuini, da appunti per ipotetici libri, sono diventati dischi. Altre volte poesie, da possibili canzoni, sono state dilatate in capitoli di libri. Il desiderio di scrivere un libro c'è sempre, ma devi avere tempo e spirito giusti. È una porta aperta che ti tiene occupato per mesi, dove vivi dentro e per il libro».
In che situazione scrive?
«Scrivo le cose prima di averle scritte, seduto dove accadono o sono nate, come una riva, un monte, una camera d'albergo. Prima scrivevo precipitosamente su taccuini, ora fotografo, con iPhone o applicazioni hipstamatic, che ricordano vecchie foto. Così il visto prende una tinta particolare e si fissa nella testa come una piccola poesia non ancora scritta. Fotografo, rielaboro, scrivo».
Il vento è un elemento che spesso chiude i dischi.
«Vento, luna, onde sono simbologie ricorrenti. Appartengono all'immaginario tribale e da sciamano tipico di chi vive in una terra circondata da acqua e monti, bella ma selvaggia, a tratti pericolosa. Fin da bambino ho amato il vento, perché scuote, mette in disordine, senza di lui tutto rimarrebbe stagnante. Ogni disco finisce con un suo richiamo per ricordare a chi ascolta che l'album termina, ma tutto continua. Niente è finito».
Daniela Morandi

http://bergamo.corriere.it/bergamo/noti ... 4598.shtml
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