da:www.corriere.it - 12/02/2012

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Messaggioda marina » dom feb 12, 2012 11:41 am

LE CANZONI DEL FESTIVAL 2012
Meno rime «cuore e amore»
Sanremo sfida la tradizione
Dagli ascolti e dalla lettura dei testi emerge il disperato tentativo di non essere banali nella forma e nei contenuti



Dolcenera (Ansa)
MILANO - Sanremo 2012 è alle porte. Dagli ascolti e dalla lettura dei testi emerge quest'anno il disperato tentativo di non essere banali nella forma e nei contenuti. Ma in questo lodevole sfuggire dai luoghi comuni «cuore e amore» del belcanto all'italiana, la poetica spesso si fa involuta e a volte perfino ermetica. Altro che canzoni da mandare a memoria e fischiettare il giorno dopo! Prendiamo ad esempio Dolcenera: «La chiamano realtà questa confusione di dubbie opportunità questa specie di libertà, grande cattedrale che non vale un monolocale». Partendo da questa premessa, dove andrà a parare Dolcenera? Va verso una sorta di richiamo ai valori della semplicità e dell'amore («Qualunque cosa accada noi ci vediamo a casa»). Complesso anche il testo della canzone di Samuele Bersani. La frase chiave di «Un pallone» sta nel ritornello: «Ci vuole molto coraggio a rotolare giù in un contesto vigliacco che non si muove più e a mantenere la calma adesso per non sentirsi un pallone perso». Con un linguaggio abbastanza involuto Bersani ci fa sapere che è molto più difficile scendere con dignità la strada delle supertasse, dei sacrifici, in uno scomodo guado che l'artista paragona a quello di un pallone smarrito (e pure sgonfio, in altra parte della canzone).
E che dire di Emma che ha una canzone centrata sul sociale nella quale si immagina un uomo anziano, che molto ha dato alla nazione, lanciarsi in un accorato appello ai massimi responsabili istituzionali ai quali si rivolge prima con il «tu» e poi con il «lei»? Il concetto è tutto nella prima strofa: «Ho... dato la vita e il sangue per il mio Paese e mi ritrovo a non tirare a fine mese». Ma la canzone risulta abbastanza criptica, soprattutto nel ritornello: «No, questo no, non è l'inferno ma non comprendo com'è possibile pensare che sia più facile morire; no, non lo pretendo ma ho ancora il sogno che tu mi ascolti e non rimangano parole». Alla metafora di Bersani si contrappone il crudo realismo di Dalla e Pierdavide Carone a proposito della prostituta Nanì: «Piove ma non ti puoi riparare c'è un camionista da accontentare». Altro verso molto efficace: «Nani, prima e dopo, tanti come me a cercare il mondo che non c'è». Efficace rappresentazione della mistificazione che si realizza in un rapporto sessuale mercenario. Finardi, cantautore e musicista eclettico, stupisce con una canzone sulla ricerca di Dio: «Mi rendo conto di aver perso metà del tempo e quello che mi resta è di trovare un senso». Uno dei versi più intensi recita «e tu lo chiami Dio, io non do nomi a cose più grandi di me». Insomma, sembra una lettera di scuse per una fede troppo fragile.

Forse l'unica canzone che riesce a combinare originalità e chiarezza nel testo è «Grande mistero» scritta da Davide Van De Sfroos per Irene Fornaciari. Il brano si interroga sui grandi misteri della natura: il vento, il volo degli uccelli, raggi di sole, la pioggia, un gatto nero che sonnecchia sul frigo: pennellate precise, dettagli apparentemente insignificanti che cercano di far luce sol grande mistero della vita. In assoluto una delle migliori canzoni del festival che potrebbe aiutare la figlia di Zucchero a fare il grande salto di qualità. Poi c'è la zona intermedia, ovvero tradizione con un pizzico di innovazione. Dice Gigi D'Alessio a Loredana: «Fermati un momento, dimmelo chi sei unica guerriera tu non ridi mai...». Replica dura Loredana a Gigi: «Io non voglio amare solo libertà, sono chiusa a chiave, sono maledetta questo sì, lo so». La canzone «Respirare», come si può desumere da queste brevi citazioni, è cucita addosso alla Bertè e alla sua vita, al suo carattere che si è fatto duro per cicatrici che stentano a rimarginarsi.

E infine, rassicuranti, alcune canzoni sentimentali più vicine allo schema che funziona al festival. Volutamente nazional-popolare «Sei tu» dei Matia Bazar («Sei geniale nel fare del male»), «La tua bellezza» di Francesco Renga (probabile piazzamento o vittoria) che sembra davvero dedicata a sua moglie Ambra Angiolini («La tua bellezza furiosa e fragile»), «Per sempre» di Nina Zilli («L'orgoglio in amore è un limite»), «Sono solo parole» di Noemi. Arisa, che fino ad ora si è appoggiata sul revival e ha fatto la giurata a X Factor, adesso fa la cantante vera. Ed è una piccola delusione: «La notte» è una canzone delicata sui pensieri notturni con un testo non particolarmente originale. Lei come intonazione e qualità vocale è ineccepibile, ma l'insieme fa giusto un po' di tenerezza. Outsider assoluti infine i Marlene Kuntz, con un rock abbastanza duro in «Canzone per un figlio», ovvero il grande enigma della felicità a portata di mano, «se sai bene ciò che fai».

Mario Luzzatto Fegiz

http://www.corriere.it/spettacoli/speci ... 445c.shtml
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