da: "http://www.lastampa.it" - 07/02/2012

Articoli su Davide e il suo mondo apparsi su giornali e riviste

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Messaggioda marina » mer feb 08, 2012 11:24 pm

Fornaciari, la fortuna-sfortuna
di avere Zucchero come padre

Pezzi di John Legend, Damien Rice, Mousse T., Ron, Ruggeri, Van De Sfroos e Zucchero stesso in "Grande Mistero", album che Irene lancerà a Sanremo

Irene Fornaciari è una simpatica, semplice, lunga e sottile ragazza dai capelli color del grano. 29 anni, voce duttile, grande volontà, ha una fortuna e una sfortuna (di cui parleremo poi) che portano lo stesso nome: Zucchero, il suo babbo. Per la seconda volta, sbarca in gara a Sanremo con una canzone giocosa, una specie di filastrocca rock che piacerà ai bambini, «Grande Mistero», scritta (in italiano) da Davide Van De Sfroos, contenuta in un notevole album dallo stesso titolo e pieno di autori notevolissimi, da John Legend a Damien Rice a Mousse T., da Enrico Ruggeri a Ron a Max Pezzali allo stesso Zucchero. E’ il lavoro più impegnativo di questi anni per lei non sempre facili, che dovrebbe affrancarla dal ruolo scomodo di figlia di, e restituirla alle sue capacità reali: «Mi ci sono messa due anni fa, ho girato per tutti gli autori italiani, e mi son fatta da parte per i testi, perché mi son resa conto che faccio fatica a scriverli, mentre la musica no», racconta con sincerità non così frequente.
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A proposito di testi, la canzone di Sanremo è piena di animali, dai pipistrelli in là, Van De Sfroos le ha rivelato il senso generale che sfugge per ora ai più? «Guardi, è sull’ansia. E’ nata dopo la nostra prima chiacchierata seguita a un concerto in comune, parlavamo delle difficoltà di vivere certe situazioni per le persone emotive: le sensazioni si amplificano, se sei fatto così, possono anche essere distruttive. E infatti quando canto "Questo boato che ho sotto il respiro" alludo appunto all’ansia personale ma anche a quella che tutti i giovani stanno vivendo ora, con il futuro incerto. Però sono contenta perché finalmente questa volta a Sanremo, grazie a Davide, sarò un po’ rock». Anche il rhytm’n’blues è assai nelle corde della ragazza Fornaciari. Ce n’è uno divertente nell’album, «Gatta no», che ha le firme di suo padre e dell’ineffabile Panella.

Irene racconta di esser stata bene accolta da tutti gli autori che ha contattato: «Io sono la solita timida che non si fa mai avanti perché ho paura di disturbare. E per esempio Pezzali mi ha detto: "Sei grintosa e dolce". Al di là del grande lavoro artistico, son contenta degli incontri e del lato umano, perché ho capito che molti miei colleghi mi stimano». E’ arrivato il momento di parlare di Zucchero, la fortuna-sfortuna dell’artista: il sospetto, mia cara, è che lei si faccia strada perché ha una buona spinta, e non perché è brava di suo.... «Mi rendo conto che è così. Le strade sono aperte, la gente ci riceve, la partenza è più facile. Ma siamo qui a lavorare e per fare un lavoro di qualità, è non è facile da dimostrare. C’è un muro verso i figli d’arte... Si tratta di venir fuori in modo sincero, qui credo di esserci riuscita. Prima ero più limitata dalla paura. Si è sempre paragonati al genitore star, che comunque per venire fuori si è fatto un bel mazzo a sua volta. Io ho imparato che fatica si faccia. "Il mondo piange" fu scritta da me, dissero che l’aveva invece scritta papà. E’ normale che la gente sia diffidente, ma poi il live è rivelatorio».

Intanto, il giovedì si troverà accanto a Sanremo Brian May dei Queen con la sua chitarra, mica bruscolini... «Inutile negare che è un amico di famiglia. Il mio babbo gli ha chiesto, però lui ha detto di sì dopo aver sentito la canzone: "Uno dei tanti", di Joe Sentieri, è stata tradotta e cantata da Shirley Bassey, Tom Jones, Joe Cocker, Status Quo. Brian si è innamorato, ha fatto l’arrangiamento lui, con la sua chitarra: verrà con Kerry Ellis, una ragazza che sta producendo». Nei duetti del venerdì, Irene canterà con Van De Sfroos: «Non so se canta in Italiano o traduce in laghée». Ma c’è l’ha il fidanzato almeno, Irene? «Ce l’ho. Convivo da ben 9 anni, trasgressivo no?».

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