Da: "blog.oggi.it" del 03-04-2011

Articoli su Davide e il suo mondo apparsi su giornali e riviste

Moderatore: Baristi

Da: "blog.oggi.it" del 03-04-2011

Messaggioda Lohana » dom apr 03, 2011 10:42 pm

Van De Sfroos, alla scoperta del suo magico mondo.

Davide Van De Sfroos ha entusiasmato tutti (o quasi) al Festival di Sanremo. Noi siamo tornati da lui, per farci mostrare e raccontare il suo magico mondo. «La mia è una terra di donne, contrabbandieri e pescatori. Tutti eroi», ci ha detto. Guardalo nei suoi luoghi più cari.
IL LAGO, CHE FONTE! - Se volessimo compilare un dizionario legato al mondo di Van De Sfroos, dovremmo partire inevitabilmente dalla «A» di acqua. L’acqua del lago di Como, una delle fonti di ispirazione per le sue canzoni. Davide Van De Sfroos, all’anagrafe Davide Bernasconi, lo descrive così: «Ogni volta che lo osservo, non lo trovo mai uguale a prima. й il contrario della staticità, cambia tinta a seconda del colore delle montagne, si increspa sotto i venti» («el laagh che l’è baloss, el laagh che’l tradiss»: il lago che è furbo, il lago che tradisce, da Breva e Tivan, del 1999). «È la sfera magica del mio territorio», racconta il cantante di Mezzegra, rivelazione del Festival di Sanremo con Yanez.
I SEGRETI DI YANEZ - E dell’acqua «non puoi farne a meno, è vitale, crea e distrugge i paesi. In essa ritrovi pescatori, motoscafi, misteri». La sua Akuaduulza (acquadolce), del 2005, tradotta, fa così: «Su di te non resterà neanche un passo. Nemmeno il sole che ti frusta la schiena o la luna che si bagna i piedi o la spada di ogni tempesta riusciranno a lasciarti un disegno». Intorno a questo cosmo liquido gravitano ombre e fantasmi, eroi veri e immaginari. Van De Sfroos li narra nel suo dialetto, quello tremezzino, «un dialetto ironico e poetico, dalla grande capacità descrittiva e facilmente cantabile perché tronco». Tra i soggetti cantati negli ultimi anni, c’è l’Alain Delon di Lenno, ci sono i minatori della Valtellina, ci sono lavandaie, streghe e sciamani. Nell’ultimo album Yanez, «un disco in cui ho messo tutte le mie emozioni e in cui ho cantato l’amore in tutte le sue sfaccettature», di fronte al mare della riviera romagnola c’è Yanez, l’amico di Sandokan, «un avatar» per ricordare il padre Tiziano, scomparso qualche anno fa; ma c’è anche la donna che in Ciamel amuur (Chiamalo amore) si offre ai soldati per salvare un uomo che forse non verrà mai a conoscenza del suo gesto estremo.
LA “NEBULOSA DI SPUNTI” – «Quando vivi in mezzo alla gente, senti i racconti, percepisci i segnali. Se una storia è riuscita a colpirti, è giusto che colpisca anche gli altri. E allora la metti in musica: così un ragazzo può capire che sono eroi anche i suoi parenti, non solo i personaggi proposti dai mass media. Esistenze straordinarie in quello che potrebbe venire considerato territorio della banalità». Questa «nebulosa di spunti», che poi si trasformerà in canzoni o poesie o racconti. Spunti, viene sempre annotata sui taccuini simili a quelli usati dallo scrittore Bruce Chatwin: «Sono le prime cose che compro quando entro in una libreria. Poi mi dirigo allo scaffale dei libri», dice Van De Sfroos.
IL PUB – Terreno fertile per le immagini delle sue ballate folk è il Magnolia, il pub sulla riva di Azzano di Mezzegra che è diventato anche il punto di ritrovo dei fan. «Breva e Tivan è stato scritto quasi interamente lì sulla riva, di fronte al lago. La storia che canto in Setembra (nell’album Yanez, ndr) è avvenuta lì vicino». Stessa cosa per l’uomo con un cuore «de acqua e de lamiera», Il costruttore di motoscafi (2008).
I CAUBOI - Il pubblico del menestrello lariano, «attentissimo», è transgenerazionale: ci sono ragazzi, quarantenni, nonni e nipoti. E la sua musica in dialetto laghée non ha confini: lo Yanez tour ha appena preso il via da Locarno e scenderà fino in Sardegna e in Sicilia. Perché ha scelto di partire dalla Svizzera? «Perché è l’Eldorado dei cauboi locali (cauboi, scritto proprio così e non cowboy, è anche l’appellativo dei suoi fan, ndr). È sempre stato un portafortuna, oltreconfine abbiamo suonato tantissime volte». Fino a poco tempo fa – «ma spero di riprendere presto» – Davide ha condotto la trasmissione Il cacciatore di dischi sulla radio della Svizzera italiana. E quando si parla di confini, come non legare le valli comasche a quelle elvetiche, terra di passaggio in cui gli spalloni («Omen cumè aspis scundüü tra i rami e i sass», uomini come aspidi nascosti tra rami e sassi, da La ballata del Cimino, del 2008) facevano la spola per portare in Italia chili di sigarette di contrabbando. «Li canto non per dedicare un inno a chi infrange la legge, ma per dare una visione epica della figura del contrabbandiere». Per chi ancora non lo sapesse, van de sfroos deriva proprio da quell’attività e significa «andare di frodo».
LA PASSIONE PER IL CINEMA – Come nella tradizione di famosi cantastorie come Bob Dylan e Woody Guthrie («Le loro canzoni sono sempre nel mio cuore», dice Davide), i brani di Van De Sfroos sono istantanee che, a parole, descrivono nei dettagli luoghi e persone. E così il chiaro e lo scuro si incontrano nell’incipit della Figlia del tenente: «Ti ho baciato nella via più scura, dove l’ombra si veste di pizzo».
I SUOI LIBRI - Cantautore e scrittore – il suo ultimo libro è Il mio nome è Herbert Fanucci - Van De Sfroos ha mai pensato di diventare regista? «Molte volte cerco di scrivere una canzone come se fosse la sceneggiatura di un film», spiega. «Il cinema è la mia passione, ma è un ambiente molto costoso e difficile. Però mai dire mai: se ci fosse un regista o uno sponsor che volesse raccontare qualcosa del mio mondo, sarei ben contento di mettere a disposizione musiche, storie e perfino me stesso come cameo. Ma non sono attore, né regista. Per me, finora, è stato più facile imbracciare una chitarra e raccontare le storie a mio modo».
I FILM PREFERITI – Tra le sue pellicole preferite, ci sono Qualcuno volò sul nido del cuculo; Taxi driver; Balla coi lupi. Come nel film di Kevin Costner, per Davide la natura è molto importante: «In alcuni casi con essa ho un rapporto quasi religioso, sciamanico, e per me è un’ispirazione costante. Sono convinto che tantissime risposte alla grandiosa sfera in cui viviamo, riesci a trovarle solo quando guardi la natura». Uno dei tanti elementi che ricorrono nelle canzoni è la lucertola, «diventata un totem per il rispetto che ho nei confronti dell’ambiente». È una storia che risale all’infanzia: «Da bambino non sei cattivo, ma solo un po’ scemo. È capitato anche a me. Per farmi grande davanti ai miei coetanei, mangiai un pezzo di lucertola. Di notte feci un incubo: una lucertola gigante mi prendeva tra le zampe per farmi capire il male che avevo fatto alle sue simili. Per me è un simbolo magico, di rinascita». E il rispetto per la natura «è una cosa che cerco di insegnare anche ai miei figli. Quando non sono in tour mi piace stare con la mia famiglia e fare lunghe passeggiate in montagna».
LA FAMIGLIA - I bimbi cosa dicono del papà cantautore? «Hanno un buon rapporto con la musica e in casa hanno a disposizione molti dischi. Per loro la musica è una valvola di sfogo, non deve essere un obbligo. Anche se Pietro, il più grande, gira già in casa con l’armonica». E se Davide Van De Sfroos potesse prendere le sembianze di un pesce di lago, quali sceglierebbe? «Non potrei essere un luccio, troppo cacciatore. Nemmeno un’alborella, troppo agile. Sarei una bottatrice. È un pesce che sta sul fondo, conosce i segreti degli abissi del lago. Anche a me piace calarmi nella profondità delle cose».
Alice Corti
Lohana "Mastra Lucertolaia".
".... 'na stéla giàamò crépàda che ségüüta a lüsìi de la ràbbia..."
Lohana
 
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Re: Da: "blog.oggi.it" del 03-04-2011

Messaggioda Cialtroskj » lun apr 04, 2011 9:26 am

bellissima intervista.
"Quando sei nato piangevi e tutti intorno a te ridevano.Fa che quando te ne andrai tu possa ridere e tutti intorno a te piangano.."
Cialtroskj
 
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Re: Da: "blog.oggi.it" del 03-04-2011

Messaggioda stria » lun apr 04, 2011 12:53 pm

...e bellissime anche le foto!
Eccone alcune!

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