da "La Stampa" del 15/03/2011

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Messaggioda Fantasmino » mar mar 15, 2011 10:03 am

Van De Sfroos "Canto da lumbard
ma non da politico"

"Ovvio che i leghisti mi capiscono di più ma io faccio concerti per destra e sinistra"

LUCA DONDONI
COMO

Davide Van De Sfroos (vero nome Davide Bernasconi) non aveva certo bisogno del Festival di Sanremo, dove è arrivato quarto con la divertente Yanez, per farsi notare. Oggi esce l’album che si intitola e contiene la canzone che ha partecipato alla gara e sono in tanti ad attenderlo.

Tutti i quindici pezzi sono un inno alla cultura folk-rock e, diversamente da quanto racconta il singolo, catturano l’ascoltatore per la dolcezza delle musiche. Più ballad che pezzi veloci quindi e testi che fanno riflettere su politica, cultura, dignità e noia, il povero e il ricco, la durezza e la dolcezza dell’amore. Davide Van De Sfroos considera il lavoro un momento importante nella costruzione della sua carriera che ha vissuto, dal ‘99 a oggi, una crescita lenta ma esponenziale. Il cantautore laghée era stato ben accolto con il primo disco Breva & Tivan che gli era valso un Premio Tenco come Miglior Artista Emergente.

Peccato però che sino ad oggi sia i dischi sia i libri scritti da Davide (che si esprime in dialetto), siano sempre stati considerati «di nicchia» e farciti da concetti moderatamente leghisti. Si dirà: è colpa del dialetto. Vero, anche se in fondo la colpa è di chi del dialetto laghée non capisce nulla e ha liquidato gli scritti di Van De Sfroos come irripetibili storiacce buone solo per chi è nato sopra il Po. «Questa cosa mi ha fatto sempre arrabbiare - dice nel corso dell’incontro a Villa Geno, splendida dimora affacciata sul lago - Non ho colore politico e voglio dire basta a chi mi ha fatto indossare questa o quella casacca. Non lo nego, ho suonato alle feste della Lega ma anche a quelle dei DS e a quelle dei giovani di Destra. Faccio il cantastorie e vado dove mi chiamano. È chiaro, ma ci vorrebbe uno stupido per non capirlo, immagino che Bossi, Maroni o Castelli ascoltino più volentieri le mie canzoni piuttosto che quelle di Marilyn Manson».

L’artista dice che Yanez è un disco «accaduto» nei mesi del Festival di Sanremo e non scritto «per» la kermesse. «Ho partecipato con Yanez perché la canzone era pronta nei tempi giusti ma, contrattualmente, ho ottenuto che l’album uscisse adesso. Avevo bisogno di tempo per chiudere i pezzi come desideravo». Van De Sfroos, che nella serata per il centocinquantenario ha cantato la De Gregoriana Viva l’Italia, non ama gli album celebrativi anche se questo è dedicato al padre scomparso da poco. «È un disco romantico - dice, citando Bob Dylan e la sua frase: "Il poeta è un uomo nudo davanti allo specchio" - nel senso più poetico della parola. Dona Luserta, Maria, La figlia del tenente, Ciamel amur, sono canzoni che ho scritto guardandomi dentro e fanno bene al cuore. O almeno spero».

Il pezzo più autobiografico è Long John Xanax dove ci sono scampoli dell’infanzia; toccano il privato anche Il camionista ghost rider o Setembra dedicata al mito Tom Waits. Per la festa dei 150 anni dall’Unità d’Italia De Sfroos sarà a Torino. «Amo l’Italia e il tricolore che la rappresenta, amo gli italiani perché siamo un popolo di brave persone ma porto sempre con me anche una bandiera Sarda. Adoro quella regione anche se questa è un’altra storia». Il tour, per ora solo nei teatri, partirà il 26 marzo dalla Svizzera, Locarno per proseguire poi su e giù per la Penisola sino al 16 maggio.
Fantasmino
 
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