da: "gazzettadelsud.it" - 30/01/2011

Articoli su Davide e il suo mondo apparsi su giornali e riviste

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Messaggioda marina » mar feb 01, 2011 12:25 am

Van De Sfroos canta in lombardo però ama l'Italia

Si dice «onorato» di cantare "Viva l'Italia" di De Gregori a Sanremo, nella serata per i 150 anni dell'Unità d'Italia. E, promette, dal palco dell'Ariston urlerà il suo amore per un Paese che non ha bisogno di "eroi spaccatutto", ma di qualcuno su cui contare. Un po' come Yanez, il personaggio salgariano che ispira il brano con cui David Van De Sfroos debutterà al festival di Gianni Morandi con la prima canzone in dialetto lombardo nella storia della manifestazione.
In attesa di sbarcare a Sanremo, Davide Bernasconi, questo il suo vero nome, è a Brescia dove sta incidendo il nuovo album che uscirà «per conto suo, a marzo o un pochino più tardi, fregandosene dei tempi sanremesi». «Non parteciperemo alla bagarre dei dischi sanremesi – racconta all'Ansa –. Dato che ci tengo molto, voglio curarlo molto. Anche se contiene il disco che andrà a Sanremo, non è l'album della svolta commerciale. È ancora più intimo, con suoni e atmosfere molto più personali». Ancora non sa con chi duetterà il venerdì: «Yanez è una canzone un po' strana, e ha un taglio abbastanza veloce, non è facile. Stiamo ancora cercando. Speriamo bene, altrimenti dovrò chiedere agli altri cantanti di duettare con me, magari Anna Oxa, o le due soubrette, o anche un vigile del fuoco. Non credo che sia possibile, ma magari si commuovono...».
Torniamo all'Italia. Pensi che il nostro Paese abbia bisogno di un Sandokan? «Più che di un eroe spaccatutto, forse basterebbe uno Yanez, un personaggio che sta al tuo fianco, su cui poter contare. In Italia ci sono molte persone che si stanno sforzando di fare qualcosa lealmente, ma vengono oscurate da una valanga di cose che non funzionano. Poter contare su tanti silenziosi e onesti è ciò che ci fa continuare ad aver voglia di essere italiani».
Quando Morandi gli ha proposto di cantare "Viva l'Italia" a Sanremo, si è sentito «onorato perché – racconta – finalmente potevo cantare una canzone che sentivo realmente mia. È vero che canto in dialetto lombardo, ma sempre cose che riguardavano anche gli altri». Cosa prova a debuttare al festival proprio nell'edizione dei 150 anni dell'Unità d'Italia: «Nella mia famiglia ho avuto prigionieri ed eroi di guerra, aviatori, navigatori che hanno combattuto dentro e per questa Italia. I 150 anni fa parte di qualcosa che sento mio da quando sono nato. Ho molto rispetto per questa terra, anche se a volte provo dolore. Ma è chiaro che faccio il tifo perché giorno per giorno cerchi di resistere e non dimenticare che razza di terra è».
Cosa ti provoca più dolore? «Siamo un popolo che in certi momenti si butta via, non ha rispetto per se stesso, che crede che tutto sia perduto. Dimenticandosi che questa non è solo la terra degli scandali, della delinquenza, delle pensioni che non vanno bene, della brutalità. È anche la terra di personaggi che il mondo ci ha invidiato e ci invidia tuttora, in tanti campi».
«Io – prosegue – ho fatto tanto per tenerla unita, facendo collaborare tanti artisti diversi. E tutte le volte ho visto un'Italia che ha voglia di unirsi nelle diversità. Io lo dirò, lo urlerò sempre».
Ti piace anche il dialetto napoletano?. «Certamente, amo tutti i dialetti. Le prime due canzoni che ho imparato a memoria sono state "La Baronessa di Carini", in siciliano, che era la sigla dell'omonimo sceneggiato tv, e la pugliese "Lu maritiello" (di Tony Santagata, ndr). Le sue canzoni napoletane preferite sono "Rondinella" cantata da Massimo Ranieri e un brano di Nino D'Angelo, "E te penzo e sto male": «La ascoltai sulla Salerno-Reggio Calabria. Avevo comprato il disco all'autogrill. Le parole di questa canzone – conclude – mi hanno fatto commuovere profondamente».
Intanto Al Bano si prepara a Sanremo mettendosi a dieta. «Lo confesso, resisto a tutto ma non al senso di fame – confessa l'artista a "Gente" –. Allo stomaco che borbotta. A un buon piatto di pasta al pomodoro fresco. E a un bicchiere di vino rosso. Ma stavolta ho deciso: all'Ariston voglio arrivare leggero. Ho già perso due chili e mezzo, sto puntando ai meno sei».

Elisabetta Malvagna

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