da: "www.ilgiornale di vicenza.it" - 27/01/2011

Articoli su Davide e il suo mondo apparsi su giornali e riviste

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da: "www.ilgiornale di vicenza.it" - 27/01/2011

Messaggioda baffo » ven gen 28, 2011 12:00 am

La prima voce «padana» ma canterà Viva l'Italia
FESTIVAL. Il cantautore interpreterà il suo brano, ma anche quello patriottico di De Gregori
Van De Sfroos racconta come è stato ingaggiato per Sanremo, «a rompere con il mio Yanez comasco il monopolio dialettale del napoletano. Era ora»

Per il Festival di Sanremo arriverà musica di frodo, tra canzone d'autore ed epica popolare.
Davide Bernasconi si è ribattezzato Van De Sfroos, che non è olandese ma comasco: vuol dire «vanno di frodo», in onore dei contrabbandieri. Sul palco dell'Ariston porterà un brano in dialetto laghee, Yanez, e per Sanremo sarà la prima volta di una parlata del Nord.
Davide, sente la responsabilità di aver portato il dialetto al Festival della canzone? «Nelle canzoni c'è sempre stata la parlata regionale», risponde il cantautore, «prima che nascesse l'italiano. Ma nel festival era finora accettata solo la lingua partenopea, non gli altri dialetti. Da un anno a questa parte, il regolamento è cambiato. E così Gianni Morandi e Gianmarco Mazzi, presentatore e direttore artistico di Sanremo 2011, sono venuti a casa mia, sul lago di Como, e mi hanno invitato. Avevo pronto Yanez — insomma, non ho pensato a un brano "da Sanremo" — e a loro è piaciuto. Così canterò in dialetto la vicenda del compagno di Sandokan, la tigre della Malesia».
Il suo Yanez però è molto italiano, vero? «Come personaggio letterario era amato da mio padre. Io l'ho conosciuto attraverso lo sceneggiato televisivo, dove a interpretarlo era Philippe Leroy. Mio padre gli somigliava fisicamente. Era un eroe romantico, furbo e guascone. In realtà è un pretesto per portare Yanez e gli altri eroi mitici nel mare più vicino a me, quella della Riviera Romagnola, dove da bambino andavo in vacanza con la mia famiglia, e dove vado ancora oggi».
Il suo è uno sguardo nostalgico? «Sì, anche un po' caricaturale, alla Fellini. Canto questi eroi del passato che, ormai in pensione, arrivano in Riviera e si ostinano a vivere la loro pirateria. Sandokan ha il riporto e l'artrite; Tremalnaik ha comprato il Suzuki e non ha più l'elefante; i Dayak hanno l'iPhone al posto della spada… È una canzone ritmata, un po' mariachi e un po' caraibica».
Perché ha deciso di andare a Sanremo? «Non per diventare qualcosa di diverso da quello che sono ma per proporre a più persone quello che ho sempre fatto. Yanez farà parte del prossimo album che uscirà lontano dal festival, alla fine di marzo, fregandosene delle regole del marketing. Sarà un disco intimo. Lo sto registrando in questi giorni a Brescia, con un produttore veronese, Alessandro Gioia».
Che effetto le fanno le polemiche per Viva l'Italia, il brano che canterà nella serata di celebrazioni per i 150 anni dell'Unità? «Da italiano e amico dell'autore, Francesco De Gregori, sono contento di cantarla, anche perché io amo il mio Paese, lo vivo, lo percorro, e temo di vederlo sprofondare. Faccio il tifo per l'Italia, in modo totale e integrale. Non ci sarebbe una polemica, chessò, se un canadese cantasse "Viva il Canada". Capita qui perché ognuno aggiunge parola a parola. Mi hanno detto: "Davide, siamo contenti che canti in dialetto ma devi cantare viva l'Italia federale". Poi ne arriva un altro: viva l'Italia del Littorio; e un altro: no, viva quella socialista, viva quella anarchica… Sono barzellette. Io mi prendo la responsabilità di essere italiano e di cantare Viva l'Italia di De Gregori».
Giulio Brusati

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baffo
 
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