dal Giornale del Popolo 21/05/2010

Articoli su Davide e il suo mondo apparsi su giornali e riviste

Moderatore: Baristi

dal Giornale del Popolo 21/05/2010

Messaggioda bau » ven mag 21, 2010 12:20 pm

Davide Van de Sfroos
“Io? Papà a suon di sbagli e conquiste”
Genitore appassionato, educatore attento
di Gioia Palmieri

Artista fantasioso, cantante appassionato, narratore d’altri tempi. Ma Davide Van de Sfroos è anche padre di tre figli e a casa - confessa al GdP - è un genitore come tutti. Eppure come papà Davide Bernasconi ha molto da dire, raccontare, mostrarci. E come accade con Van de Sfroos nelle sue canzoni, anche su temi grandi come “famiglia, figli ed educazione”, le parole di papà Davide partono dall’esperienza, quella avventurosa, drammatica e umana che facciamo tutti. In occasione di “Famiglia”, evento al quale era invitato ma non può partecipare, ha voluto comunque essere presente rispondendo alle nostre domande.

Iniziamo dando un significato alle parole: per lei cosa vuol dire “famiglia”?
La famiglia è quel tipo di obiettivo che molti si prefissano. Per alcuni è un dovere, un passo obbligato per adeguarsi al “sistema”. In altri casi invece la famiglia è la conseguenza naturale del fatto che noi siamo al mondo per continuare questo viaggio e farlo iniziare ad altri. Oggi ci sono molti tipi di famiglia: quella serena, in crisi, allargata, quella colpita da grandi drammi familiari. Sappiamo quindi che quando decidiamo di fare questo passo non sarà di certo come fare una passeggiata, non è come comprare un’auto o un canarino. Fare famiglia è profondamente umano e costringe la persona a passare da un sé, da un individualismo, ad un “tu” e donarsi agli altri, alle persone che sono parte della sua vita. È giusto rifletterci bene: è abbastanza ovvio stare male quando le cose non funzionano come si sperava, però in mezzo a tutto questo resta chiaro che la famiglia è uno stato naturale, ineluttabile dell’individuo. Si possono fare scelte diverse, monaco, esploratore e così via, ma resta il fatto che fare famiglia è qualcosa che avviene, che c’è.

Ne è valsa la pena quindi (di metter su famiglia)? Cosa è cambiato pensando alla sua vita professionale e personale?
Dal momento che incontri una persona inizi a costruire qualcosa: un rapporto e un vivere e guardare la vita insieme, con gioie e rabbie, ma “dividendoti in due”. Cosa è infatti una coppia? Una persona che comincia a guardare le cose anche con gli occhi dell’altro/a. Il partner non è semplicemente una compagnia quando si arriva a casa la sera, ma una persona che, anche nella lontananza, fa sempre parte della tua giornata e ti senti “diviso” in due nell’affrontare tutto. E questo rapporto crea - e non è poco - vite umane. Queste vite, i figli, sono persone che tu generi, ma che prima di tutto incontri dal momento in cui nascono. E come tutte le persone che s’incontrano i figli ti provocano, ti fanno riflettere, ti cambiano. Cambiano la vita perché nel rapporto con loro emergono cose che non avresti immaginato, nuove visioni, preoccupazioni, gioie e gratificazioni. Inoltre, secondo lo svolgersi naturale delle cose, i figli di cui ci si prende cura saranno poi, nella vecchiaia, una compagnia e un sostegno per i genitori anziani. Come i miei mi hanno cresciuto e io a mia volta mi sono preso cura di loro. Se la famiglia fluisce nel modo giusto, allora è un anello che si chiude e si rinnova continuamente.

Bene, allora, come funziona il ménage familiare in casa Bernasconi (Van de Sfroos) e cosa significa per voi “educare”?
Non si educa con una canzone. Per educare qualcuno devi prima misurarti con te stesso. Devi capire che sei tu il primo che deve accogliere questa provocazione. Se qualcosa non funziona nelle tue creature, in tuo figlio, devi provare a spiegargli cosa non va e per poter fare questo passo devi prima essere convinto che ciò che gli proponi è giusto. Devi rimettere in discussione tutte le volte che tu per primo hai fatto lo stesso errore che gli rimproveri. E non puoi scappare perché i bambini sono specchi abbastanza fedeli di quello che vedono e sentono da te. I figli sono capaci di trasformare la giornata in un tour de force, ma è sicuro che sono anche capaci di dare una ripulita completa a tutto te stesso. Determinate esagerazioni che vivevi da single, con loro presenti non funzionano più, ti fanno sentire sporco, specialmente nell’ora in cui vanno a letto e ti senti garante di qualcosa di pulito.

Quali sono le sfide e le difficoltà più grandi?
Il figlio non è tuo nel senso stretto della parola, non gli si può imporre tutto ciò che vuoi. Oggi, ad ogni minima distrazione del genitore, c’è il rischio che arrivi qualcosa dall’esterno pronto a spazzare ciò che tu avevi costruito. Bisogna essere vigile e non morboso.
I figli seguono i genitori. Io non ho la ricetta segreta, ho sbattuto la testa e inciampato e dovuto arrabbiarmi come tutti i papà. Devo anche io mettermi in discussione e quando soccombo devo poi risorgere velocemente per far capire che c’è comunque un’autorità. In questo compito c’è la possibilità di confrontarsi in famiglia, con gli amici e gli esperti per capire sempre meglio cosa fare con i figli.

Nel rapporto con i suoi figli come si concretizza lo sguardo semplice e curioso per la vita, le persone, la terra che si ritrova bene nelle sue canzoni?
Io non li martello con le mie canzoni, ma conoscere le proprie tradizioni, cultura e storia è importante. Se tu gli rendi fantastico, come lo è per te, che lì c’è il tal luogo dove è successa la tal cosa, per loro quella piccola via del paese potrà tingersi di una tensione tutta particolare. Se non ci sei, se tralasci e dai tutto per scontato sarà così anche per loro.
Bisogna essere un fantasista con i bambini, capire come fare a non fargli mai perdere la tensione, l’emozione per le cose. È un attimo a trasformare tutto in una caserma e far scadere nell’apatia e nell’indifferenza ciò che in realtà è molto importante per la loro felicità. Il bambino oggi ha davanti un mondo molto accelerato e complesso. Se lo si lascia in balia di tutto questo movimento senza un minimo di risveglio per la realtà, per ciò che davvero lo circonda cioè: i rapporti, il territorio, la natura, le proprie radici, l’identità, l’appartenenza familiare, la spiritualità, il bambino diventerà un cyborg in carne ed ossa. Un robot che saprà usare bene delle tecnologie, ma che avrà perso il contatto con ciò che noi da bambini abbiamo visto e vissuto e che ci ha dato l’opportunità di essere più umani. Non demonizzo le tecnologie, le uso e le faccio usare, ma non possiamo sostituirle al cuore e all’ispirazione umana al bello, all’arte, alla cultura. Tutti vorremmo dei bambini contenti, spesso abbiamo dei bambini accontentati.

Questo che dice si capisce nel tempo libero che si passa con la famiglia. Fin quando siamo impegnati dobbiamo, in un certo senso, seguire un ingranaggio già avviato, ma è quando tutto si ferma che emerge quello che davvero conta per una famiglia. Come trascorrete quindi il tempo libero?
Perché il tempo libero sia bello devi metterti in gioco e discussione. Devi esserci e stare con i tuoi figli. La sera non posso rientrare a casa come Davide Van de Sfroos e chiudermi in una stanza chiedendo di non essere disturbato. Quando torno loro hanno bisogno di un confronto con me, sono stati a loro volta a scuola, all’asilo, spazio gioco e hanno bisogno di vedere che dall’altra parte c’è qualcuno che interagisce con loro. Quando torno cerco di essere presente di fronte a tutto: a ciò che guardano in tv, a ciò che mi raccontano, presente di fronte a un disegno che mi mostrano. Poi, è ovvio, ci sono momenti in cui si è più o meno stanchi e cambiano le cose, nessuno è perfetto. Ma quello che ho capito perfettamente è che se io interagisco con loro, loro interagiscono con me e in un rapporto sviluppano passioni, curiosità, desideri. Se io mi sottraggo anche loro si sottraggono. Certo, è facile: io ho da fare e li lascio giocare con i videogiochi o guardarsi un film. Questo può dare un’ora di tregua, però i rapporti non possono fermarsi a questo. I miei figli hanno circa due anni di differenza l’uno dall’altro, si va da un anno e mezzo ai sette. Sono età in cui i piccoli hanno bisogno che tu ci sia.

Musica in famiglia: cosa succede in casa “Van de Sfroos”?
Abbiamo spesso lo stereo acceso, la musica che va. Loro imparano a conoscere gruppi, a guardare anche video musicali. Tutti i bambini devono essere avviati e iniziati al mondo della musica, tutta, anche del rock se piace. È qualcosa che li fa entrare e tornare a quella casa che tutti hanno e frequentano, la casa della musica. È infatti difficilissimo trovare un bambino che odi la musica: se lo lasci libero senza costringerlo è un’esperienza bella. L’importante è che sia per loro un bel gioco.
21.05.2010

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