26-03-03

Articoli su Davide e il suo mondo apparsi su giornali e riviste

Moderatore: Baristi

26-03-03

Messaggioda vane » mer mar 26, 2003 6:23 pm

da Il Giorno:

Parole e musica, d'autore


MILANO — E' importante che in questa nostra capitale dell'industria discografica continui a esistere un festival dedicato a un genere ancora forse troppo poco coltivato nel Belpaese, il cantautorato. La rassegna «Chansonnier» resiste, proprio a fatica, per mancanza di contributi adeguati: «riceviamo un modesto finanziamento dalla Provincia; ci vorrebbero degli sponsor», ha detto ieri alle Messaggerie Musicali il cantautore milanese Giangilberto Monti (direttore artistico della kermesse musicale) durante la presentazione del programma della nuova edizione, che traslocherà al Teatro Ciak (in passato il festival si è svolto al Filodrammatici, quindi al Verdi) per tre lunedì consecutivi, 31 marzo, 7 e 14 aprile (ore 21; via Sangallo 33).
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Sarà invece Davide Bernasconi in arte Davide Van De Sfroos a introdurre i «Folkautori» (7 aprile): i Sulutumana, gruppo emergente nel nuovo folk-rock lombardo: sono lecchesi. Quindi si esibirà il siciliano Giampiero Mazzone, che alternerà brani in lingua a composizioni in dialetto. A chiudere la serata sarà la performance della formazione salentina Nidi D'Arac.
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26-03-03

Messaggioda vane » mer mar 26, 2003 6:25 pm

dal Corriere della Sera:

Il dialetto di De Sfroos a cartoni animati


Ad una forma espressiva per pochi come il dialetto che usa nelle sue canzoni, Davide Van De Sfroos ha scelto di accompagnare un linguaggio universale, quello dei cartoni animati, per il video di «Sguaraunda». Davide Rosio e Giorgio Scorza, gli autori, hanno ricreato una festa popolare che ricorda quella del Gobbo di Notre Dame della Disney. Più o meno reali, i personaggi, compresa la caricatura di Davide, si muovono attorno a tre donne-nuvola: una bianca che simboleggia bellezza e ragione, una nera che richiama l’ignoto e una rossa che incarna la sensualità. Divertenti le citazioni che spaziano dal cinema di Sergio Leone e Kusturica (complice in questo caso la musica) alla saga horror Venerdì 13 (il serial killer con maschera e motosega) alla pubblicità.( Andrea Laffranchi )
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Messaggioda Neve » sab mar 29, 2003 9:19 pm

da "Il Corriere di Como"

Trentamila copie del doppio cd dal titolo “Laiv” sono state “bruciate” in poche settimane e consacrano Davide Van De Sfroos tra le realtà più belle della scena musicale italiana. L'aggettivo fenomeno appartiene al passato e pur restando con i piedi ben piantati nelle radici della tradizione, De Sfroos è ormai consapevole di aver raggiunto una dimensione nuova e diversa.

IL CONTRABBANDIERE TORNA A CASA

Davide Van De Sfroos è tornato. E sarà in concerto sul palcoscenico del Sociale di Como domani alle 21, salvo imprevisti. Una insidiosa bronchite rischia infatti di far slittare l’appuntamento a giovedì 3 aprile (per informazioni Tarantanius, tel. 031.24.08.01).
Bronchite a parte, in occasione del concerto il Sociale sembrerà la prua di una nave con in testa un capitano vittorioso, reduce, con i suoi “soldati”, da lunghe spedizioni e molte conquiste. Vince, per fortuna a suon di note, la musica che dimostra ancora una volta di non avere confini. L'accoglienza sarà quella che spetta a chi ha saputo raccontare la propria terra con semplicità e coerenza, a chi ha saputo mantenere salda la nave senza che fosse travolta dall'onda anomala del successo.

De Sfroos, dove vuole arrivare?
«Sono di fronte ad un successo inaspettato, arrivato camminando, cresciuto passo dopo passo. Mi sento come un architetto che si trova in cima ad un palazzo, con la stessa voglia di veder capito il proprio progetto che cresce».

È un buon momento per la musica italiana, vedi Fossati, Jannacci e Capossela. Che cosa ne pensa?
«È la dimostrazione che in Italia ci sono grandi artisti capaci di fare ottima musica a diversi livelli.
Ad esempio Ostinato Singolare dei Tirlindana, cantata da Andrea Solinas, è una bellissima canzone
che conosciamo in pochi, nel contesto sanremese avrebbe avuto visibilità e successo in termini di vendite. L'aspetto terrificante e perverso di Sanremo è che riesce a travolgere, nel suo abbassamento di livello, anche artisti capaci».

E poi c'è “Laiv”, già oltre le trentamila copie vendute.
«Stiamo dando tutto, siamo impegnati al massimo, i nostri live stanno diventando “peggio” del Neverending Tour di Bob Dylan. Finita la promozione di “Laiv” però ci fermeremo per altri progetti, un libro e il nuovo disco».

Il doppio dal vivo ha dato slancio ad un tour che sta registrando tutto esaurito ovunque. Sul palco c'è sempre la stessa emozione?
«Per fortuna sì, altrimenti sarebbe dura, i fan continuano a rimanere il mio carburante. Ma ogni concerto non è mai uguale, anche se la scaletta non cambia, il mio compito è far sì che ogni sera sia “un'altra sera”, altrimenti basterebbe ascoltare un cd seduti a casa propria».

Il successo ha cambiato il suo modo di proporsi dal vivo?
«No, gli unici cambiamenti sono gli arrangiamenti di vecchi pezzi, abbiamo cercato un suono che fosse il più possibile vicino alla musica che proponiamo oggi, con nuovi ingredienti come la tromba e il trombone».

Con i nuovi arrangiamenti rimette in discussione il passato?
«Il fatto di avere più gente che ti ascolta non ti fa certo vergognare di quello che hai fatto in passato, anzi oggi è più facile fare qualcosa di più personale. La stessa Sguarauunda che pur potrebbe sembrare
un pezzo facilino, è uno dei testi più complessi che abbia mai scritto, è solo proposto ora in modo scanzonato».

Ascoltando la sua musica che pur vive di mille sfaccettature non può correre un pensiero ad un grande come Joe Strummer.
«Abbiamo fatto per la prima volta a Roma una versione acustica con chitarra e violino di The Guns Of Brixton dei Clash, la voce si è sparsa ed ora è quasi impossibile non farla ad ogni concerto. Se c'è stato un gruppo che ho mitizzato quelli sono i Clash, erano indubbiamente una delle mie fonti di ispirazione musicale e questi affetti vanno ricordarti».

In Italia ancora nessuno ha mai pensato ad un tributo serio a De Andrè. Lei parteciperebbe?
«Un disco tributo, fatto veramente con il cuore, anche a grandi gruppi come i Led Zeppellin è sempre appassionante, L'idea di sentire un pezzo dei Ramones fatto da Tom Waits è irresistibile. L'idea di un tributo a De Andrè è affascinante anche perché puoi proporlo a modo tuo».

Johnny Cash insegna.
«Quell'uomo è fantastico, i suoi ultimi due dischi sono incredibili, tutti dovrebbero dedicargli un tributo e lui, alla sua età, canta in modo strepitoso canzoni degli U2, dei Depeche Mode, dei Nine Inch Nails o di Nick Cave, lo stesso discorso vale per Neil Young».

In maggio suonerà a Milano…
«Sì, allo Smeraldo. Voglio andare assolutamente sul palco ad abbracciarlo».

Un anno fa il Teatro Sociale ha vissuto uno splendido concerto per la presentazione di “E Semm partii...”. Che effetto fa tornare a casa?
«Il Sociale è il teatro di Como. Tutto è partito da lì con il primo concerto per la presentazione di Breva e Tivan, il paese è “sceso” in città ad augurare buon viaggio ad un figlio che partiva a raccontare la sua terra. Ora dopo le “conquiste” non mi sono dimenticato da dove vengo e mi sto attivando perché siano presenti al live i narratori, le persone che hanno reso possibili le mie canzoni lariane».

Sciur Capitan” è la risposta a tanti equivoci. Chi fa musica deve per forza schierarsi, ciò che dicono le canzoni non può bastare?
«Non è assolutamente necessario schierarsi o sventolare bandiere. Da questo punto di vista sono un “diverso”, una persona complicata, ma non posso fingere o sentirmi soffocato da scatole preconfezionate. Rispetto la gente che viene ad ascoltarmi per quello chemi trasmette, per come vive e non per come vota. Scrivo e canto canzoni, ma non posso scegliere per chi cantarle. Sciur capitan non nasce oggi, il suo messaggio è lo stesso da quattro anni».

Il sound di “Sguaraunda”, una specie di ska dei Balcani, è un passo verso contaminazioni senza confini o soltanto un episodio?
«Nella mia testa da tempo c'è la voglia di andare verso suoni nuovi, negli arrangiamenti di Sguarauunda c'è un grosso lavoro di Alessandro Parilli, ma tutto il gruppo lavora duramente, chi sui
violini, chi sul pianoforte, per seguire le mie elucubrazioni».

Maurizio Pratelli
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