ci sono sere così. ce ne sono poche in una vita. sere in cui decidi di esserci, superi gli ostacoli, e vai.
prendi chi ami e gli dici adesso andiamo. ti senti responsabile della loro felicità, ma sai che comunque vada sarà bello, a prescindere.
e ti trovi dove non avresti mai pensato, come non avresti mai pensato.
pensavi di ascoltare una conferenza, e sei nel centro del mondo nel momento esatto della sua creazione.
quando non esistevano culture razze ideologie storie. ma c'era solo (solo?) l'uomo.
e ti trovi davanti un uomo del lago vestito come un tuareg, un chitarrista di mezza età col cappellino inca uguale a quello che hai comprato anni fa a tuo figlio, un indiano d'america mezzo nudo nonostante il freddo.
il laghèe tuareg ti legge pensieri così intimi che ti stupisci che voglia condividerli proprio lì, proprio con te.
e ti inanella quattro canzoni che è riduttivo chiamare canzoni, che erano canzoni e adesso diventano qualcos'altro.
c'è hoka hey, sporca, oscura, gotica.
c'è ventanas, pulita, chiarissima, lucente tanto che ne resti abbagliato.
c'è pulenta e galèna fregia proprio come l'hai sempre sognata, lenta e dolcissima e struggente, come solo certi ricordi sanno essere.
c'è una ninna nanna quasi sussurrata, recitata, naturale conseguenza di una preghiera indiana che l'ha preceduta.
il tuareg mira al centro del suo pianeta, e coglie il bersaglio.
il primo quarto di luna aspetta paziente di riempirsi. ma c'è tempo anche per questo.
le lacrime e i sorrisi si sciolgono in un solo brivido. e stavolta non è il freddo.