Menaggio: 21 settembre 2007

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Moderatore: Baristi

Menaggio: 21 settembre 2007

Messaggioda Genesio » sab set 22, 2007 11:38 am

Il lago è lì dietro, a pochi passi, non lo vedi ma tu sai benissimo che esiste... la luna è giallo oro, velata da piccole e veloci nuvole che corrono nel cielo...la chiesetta illuminata di S.Martino, incastonata nei monti, ci protegge dall'alto, come da secoli protegge le popolazioni rivierasche della zona... una brezza gelida si staglia sulle mie braccia nude... un prato come tanti altri, come quello di tanti altri concerti, ieri sera zuppo di umidità... l'incontro di tante pance, madrine, padrini e baby-sitter... e, ancora, segni di affetto di chi mi ha rinnovato gli auguri... un palco e tanti artisti "imbacuccati" con un affiatamento promettente, forse come non vedevo da tempo... un bimbo timido e serio che inverte le parti della corriera… un ragazzo “sfortunato” su una sedia a rotelle ma “fortunato” nella sua consapevolezza di gioia di vivere nel donarsi agli altri che ricorda, a tutti noi, che le malattie, purtroppo, non hanno né luoghi né frontiere… un concerto forse come tanti, forse peggio di tanti, forse meglio di tanti ma sicuramente molto piacevole… nei testi delle ultime canzoni di Davide, a volte, non trovo la stessa capacità espressiva di dipingere situazioni che lo ha sempre caratterizzato, che mi ha portato ad adorare le sue canzoni, dono prezioso che ha allietato gran parte della mia vita… permettetemi di ricordare, però, ascoltando una canzone veramente bellissima come “Il costruttore di motoscafi”, l’Ernesto Riva di Laglio che proprio l’altro giorno ha deciso di raggiungere a fare compagnia chi, dall’alto, vigila sulla nostra esistenza… come Guido Abbate il “maestro d’ascia” Ernesto Riva ha combattuto una battaglia solitaria ed ostinata contro il proliferare della plastica e dell’alluminio come materiale da costruzione per le imbarcazioni… considerava le barche espressione di una specie di forma poetica che solamente il legno era capace di esprimere nella sua totale fisicità… il suo “squero” è ancorà lì lungo la statale regina bassa, di fianco alla piramide del cimitero, identico a come suo padre lo ha tramandato a lui e come lui lo ha tramandato a suo figlio Daniele che, oggi, con la stessa passione porta avanti segrete lavorazioni da generazioni… quando entro e scendo i tre malconci gradini dalla stretta porticina di ingresso vengo investito dal profumo di mogano tagliato unito ai vapori dei solventi delle vernici decorative, sento i ticchettii del martello sui rivetti di rame mescolati al frangersi delle onde sulle rive adiacenti, il fasciame e gli “sgorbi” sono lì in bella vista, li puoi toccare, annusare, ammirare, strani attrezzi artigianalmente costruiti e dalle forme assurde fanno bella mostra di se sui ripiani dei tavoli di legno accanto a stranissime morse … ancora oggi, quando entro in questo luogo incantato e senza tempo, non posso fare a meno di pensare a quando bambino mio nonno mi portava mano nella mano ad ammirare come l’Ernesto era abile nella costruzione di un remo e come lui - contemporaneamente a "tirare", guidato da chissà quale istinto, colpi di pialla precisi e sicuri, raccontava di come le barche di plastica fossero senz’anima o di come la sera precedente fosse stato meraviglioso il riflesso della luna sul lago… con le parole di quella canzone mi vengono in mente i ricordi dei profumi di quando, attorno ai vent’anni, ci si trovava sul pontile del cantiere alla sera del 16 di agosto per affrontare la traversata con la barca alla volta di Pognana a mangiare gli gnocchi alla festa di S.Rocco con la segreta speranza , magari, di incontrare la “donna della vita” e del ritorno, generalmente ciuchi marci, in un lago placido avvolto dalle tenebre…. le parole di quella canzone ricordano, in realtà, tanti luoghi comuni a tante persone delle mie parti: come molte altre volte, con quattro frasi, Davide è riuscito a evocare il senso delle nostre tradizioni e dei nostri ricordi in un luogo preciso ma che è al contempo uguale a tante altre realtà… gli stessi ricordi che riempiono la mia mente di momenti sereni e felici e che, in definitiva, suscitano emozioni…. chissà mai che il Guido e l’Ernesto lassù abbiano unito gli ingegni per costruire una barca stupenda e che a bordo non possano salire mio papà, i miei nonni e tutti quanti quelli che abbiano voglia di lasciarsi andare all’inimitabile sensazione nel farsi cullare dalla dolcezza delle onde…..

Con affetto

Genesio
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Messaggioda breva » sab set 22, 2007 12:44 pm

...ghirigori sura l'acqua, la mia firma sura l'unda
cunt la barca che s'impèna, quaj volta la 'funda
e poo rùvarà la brèva a scancelà questa mia scìa,
ma ul sègn de la mia storia, a'l purtarà mai via...


grazie, per aver fatto diventare un po' anche nostri i tuoi ricordi.
anche a questo serve ascoltare Davide...


:)
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Messaggioda evylucertolina » sab set 22, 2007 5:03 pm

breva ha scritto:e poo rùvarà la brèva a scancelà questa mia scìa,


:)



e se si sostituisce "scia" con ortografia ? :P :P


ihihihihi
.. quando un acquazzone all'improvviso spezza la monotonia...e affonda i cammelli.....
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Messaggioda breva » dom set 23, 2007 8:49 am

evylucertolina ha scritto:
breva ha scritto:e poo rùvarà la brèva a scancelà questa mia scìa,


:)



e se si sostituisce "scia" con ortografia ? :P :P


ihihihihi


1. se si sostituisce solo 'scia' si esce dalle misure ritmiche
2. la breva (non intesa come vento... 8) ) non cancella l'ortografia, ma semmai gli errori
3. perché la breva (sempre intesa non come vento... 8) ), semplicemente, E' l'ortografia...


:bang: :rotfl: :climb: :stupid: :sun: :ang: :kiss:
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Messaggioda Genesio » dom set 23, 2007 8:11 pm

OT MA RENDE L'IDEA: DALLA PROVICIA DI COMO DEL 23/09/2007
(storie di personaggi lariani)

Laglio - Il primo incontro con Ernesto Riva, il barcaiolo che faceva abbassare la testa a tutti - In ricordo del "Rivot", maestro d'ascia:

Dal consigliere comunale Roberto Pozzi riceviamo e pubblichiamo il ricordo del concittadino Ernesto Riva:

La prima volta che entrai nel Cantiere Riva di Laglio, pensai che quel titolo "cantiere" fosse stato attribuito con molta disinvoltura. La porta sulla strada era una comune porta e appena dentro la scala scendeva ripida e per non picchiare nel soppalco ti dovevi immediatamente abbassare. Dentro poi uno spazio stipato all'inverosimile, sempre con una barca in più del dovuto. Mai impressione fu più sbagliata, ma ci volle pochissimo per capire e apprezzare quello che divenne negli anni un luogo cult del mio tempo libero. L'Ernesto allora aveva passato da poco la quarantina ed era un armadio d'uomo. L'ingresso angusto del cantiere gli offriva l'occasione per una delle sue fulminanti battute, chi andava da lui doveva prima abbassare la testa? Fenomenale "Rivot", erede di una stirpe antica, maestro d'ascia. Faceva barche, da sempre. E mi prendeva in giro quando diceva che contava i colpi di martello per ogni chiodo e che dovevano essere uguali sui due lati sennò la barca "pendeva". Si finiva sempre in "ufficio" al bar Centrale per il rito del bianco sporco. Era democratico l'Ernesto, "por sciuri" come li definiva lui, o poverelli, tutti lì dovevano finire, a pagar da bere. Diceva che una barca di legno è come una coppa di cristallo. Si può bere anche nel bicchiere di plastica, ma non è la stessa cosa. Il suo mondo scorreva a misura d'uomo. Oggi non è più così affannati come siamo alla ricerca della produttività. Lui, magari, barche non ne faceva tante ma come ogni artista vero ci metteva l'anima e quelle che finiva erano opere d'arte. Un rimpianto l'aveva ed era di non aver mai vinto un titolo italiano di canottaggio. Ci era sempre andato vicino. Così mi piace pensare che lassù organizzino ancora gare e che possa finalmente guadagnarselo quel titolo che gli stava qui. Ha preso il largo con pochi colpi ma decisi e il remo in acqua non sollevava una goccia.

Roberto Pozzi
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