Il lago è lì dietro, a pochi passi, non lo vedi ma tu sai benissimo che esiste... la luna è giallo oro, velata da piccole e veloci nuvole che corrono nel cielo...la chiesetta illuminata di S.Martino, incastonata nei monti, ci protegge dall'alto, come da secoli protegge le popolazioni rivierasche della zona... una brezza gelida si staglia sulle mie braccia nude... un prato come tanti altri, come quello di tanti altri concerti, ieri sera zuppo di umidità... l'incontro di tante pance, madrine, padrini e baby-sitter... e, ancora, segni di affetto di chi mi ha rinnovato gli auguri... un palco e tanti artisti "imbacuccati" con un affiatamento promettente, forse come non vedevo da tempo... un bimbo timido e serio che inverte le parti della corriera… un ragazzo “sfortunato” su una sedia a rotelle ma “fortunato” nella sua consapevolezza di gioia di vivere nel donarsi agli altri che ricorda, a tutti noi, che le malattie, purtroppo, non hanno né luoghi né frontiere… un concerto forse come tanti, forse peggio di tanti, forse meglio di tanti ma sicuramente molto piacevole… nei testi delle ultime canzoni di Davide, a volte, non trovo la stessa capacità espressiva di dipingere situazioni che lo ha sempre caratterizzato, che mi ha portato ad adorare le sue canzoni, dono prezioso che ha allietato gran parte della mia vita… permettetemi di ricordare, però, ascoltando una canzone veramente bellissima come “Il costruttore di motoscafi”, l’Ernesto Riva di Laglio che proprio l’altro giorno ha deciso di raggiungere a fare compagnia chi, dall’alto, vigila sulla nostra esistenza… come Guido Abbate il “maestro d’ascia” Ernesto Riva ha combattuto una battaglia solitaria ed ostinata contro il proliferare della plastica e dell’alluminio come materiale da costruzione per le imbarcazioni… considerava le barche espressione di una specie di forma poetica che solamente il legno era capace di esprimere nella sua totale fisicità… il suo “squero” è ancorà lì lungo la statale regina bassa, di fianco alla piramide del cimitero, identico a come suo padre lo ha tramandato a lui e come lui lo ha tramandato a suo figlio Daniele che, oggi, con la stessa passione porta avanti segrete lavorazioni da generazioni… quando entro e scendo i tre malconci gradini dalla stretta porticina di ingresso vengo investito dal profumo di mogano tagliato unito ai vapori dei solventi delle vernici decorative, sento i ticchettii del martello sui rivetti di rame mescolati al frangersi delle onde sulle rive adiacenti, il fasciame e gli “sgorbi” sono lì in bella vista, li puoi toccare, annusare, ammirare, strani attrezzi artigianalmente costruiti e dalle forme assurde fanno bella mostra di se sui ripiani dei tavoli di legno accanto a stranissime morse … ancora oggi, quando entro in questo luogo incantato e senza tempo, non posso fare a meno di pensare a quando bambino mio nonno mi portava mano nella mano ad ammirare come l’Ernesto era abile nella costruzione di un remo e come lui - contemporaneamente a "tirare", guidato da chissà quale istinto, colpi di pialla precisi e sicuri, raccontava di come le barche di plastica fossero senz’anima o di come la sera precedente fosse stato meraviglioso il riflesso della luna sul lago… con le parole di quella canzone mi vengono in mente i ricordi dei profumi di quando, attorno ai vent’anni, ci si trovava sul pontile del cantiere alla sera del 16 di agosto per affrontare la traversata con la barca alla volta di Pognana a mangiare gli gnocchi alla festa di S.Rocco con la segreta speranza , magari, di incontrare la “donna della vita” e del ritorno, generalmente ciuchi marci, in un lago placido avvolto dalle tenebre…. le parole di quella canzone ricordano, in realtà, tanti luoghi comuni a tante persone delle mie parti: come molte altre volte, con quattro frasi, Davide è riuscito a evocare il senso delle nostre tradizioni e dei nostri ricordi in un luogo preciso ma che è al contempo uguale a tante altre realtà… gli stessi ricordi che riempiono la mia mente di momenti sereni e felici e che, in definitiva, suscitano emozioni…. chissà mai che il Guido e l’Ernesto lassù abbiano unito gli ingegni per costruire una barca stupenda e che a bordo non possano salire mio papà, i miei nonni e tutti quanti quelli che abbiano voglia di lasciarsi andare all’inimitabile sensazione nel farsi cullare dalla dolcezza delle onde…..
Con affetto
Genesio