Il mio nome è Herbert Fanucci. E il tuo...?

Pensieri e commenti dopo la lettura dei libri di Davide; da "Perdonato dalle lucertole" fino a "Il mio nome è Herbert Fanucci"

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Il mio nome è Herbert Fanucci. E il tuo...?

Messaggioda Michi » sab nov 26, 2005 2:06 pm

Ho ricevuto un invito così gentile che non posso non accettare e faccio la prima a scriverne.
Facciamo un gioco però, il gioco del cauboi paziente e non curioso: facciamo che non leggerete oltre finchè non avrete finito il libro anche voi e che se avrete voglia di raccontare le vostre impressioni, le pubblicherete senza aver letto più sotto.
Credo possa essere divertente confrontare le diverse chiavi di lettura senza essere in alcun modo influenzati dai pareri altrui e guardarle DOPO da angolazioni differenti.
Ok? Stop!! :P









Son tanti i particolari che tornan su solo dopo che l’hai richiuso, dopo la seconda lettura soprattutto. Libro gambero.
La copertina coi colori delle 3 nuvole è solo uno.

Scampoli d’uomo, bottiglie rotte, distrutti da un colpo di flash, di sciabola, di vento ricomposti solo da chi riesce a intuire l’intero osservando i cocci.
Uomini che riescono a sopravvivere solo guardandosi da fuori e ribattezzandosi con un nome, che forse non è neanche quello giusto per loro.
Personalità multiple nate dall’amalgama di ogni sfumatura bene/male di ogni anima incontrata per strada, che hanno amato o distrutto, con cui hanno diviso una parte di vita, di un mese o per sempre, o solo sfiorato; i Genési della Cooperativa di Lenno o i Genesis di Phil Collins; non serve approfondire sempre per capire se si è affini e talvolta è meglio risponder facile a certe domande, che a spiegarla tutta non ti crederebbero e tu avresti paura.
Herbert legge le notizie piccole e tralascia i titoloni, ha frequentato le rockstar più famose e celebra la gente comune, più facile essere l’asso alle feste mondane che ricordarsi quella volta che si è stati il due di picche: a scanso, meglio tatuarselo; a scanso, meglio strappare le corde a un violino vivo e farne un bracciale; a scanso, meglio non guardarla neanche quella chitarra; a scanso, meglio indossarlo il Sacro Martello.

La discarica custode della memoria e luogo dove compiere rituali commemorando quello che la gente butta via, la valigia del meccanico dei ricordi che prima o poi ti riscoppia in faccia ed è lì che se non ricevi quell’abbraccio SUBITO, non puoi fare altro che smettere di esistere.

La Luna, enigma siderale e di carne, alter ego femminile dolce che però certe notti ti stupra fin che non ti cava la Lacrima Buona.

Un bel tributo a tante persone incontrate, ognuno può credere di trovarci un riferimento, esplicito o nascosto.

Ci si bagna ancora nel lago e nei liquidi per lo sviluppo fotografico, negativo, positivo, specchio/spicchio delle mie brame, chi è il più vero del reame?

C’è un momento in cui ci si sente pronti a disfarsi delle cose più care, del passato, degli appunti, per scrivere una storia nuova su carta fresca, ma se la Luna ti ama davvero non ti chiederà di farlo e ti aiuterà a parlargliene.

Finchè non torna Zamadaas, si parla col proprio Uomo Senape perché ci dica che non è colpa nostra, siamo sangue e vampiri al tempo stesso, ma quando togliamo la camicia bianca per indossare quella a quadri grossi, quando i profili della prima ombra combaciano con quelli della seconda, succede che il compasso ribuca il centro e cerchio diventa ancora una ruota.

Vedo una pianta di cachi e mi è sembra bellissima, spoglia che pare finita e invece regge i frutti catarifrangenti che sbrinano il gelo, ci son cose che basta guardarle e cose che puoi toccare e spettri che fin che non riesci a fargli la foto non puoi liberartene; dopo sì, puoi tornare a giocarci, lasciando una domanda come un divano su cui sedersi e pensare che se la luna non si può stirare, almeno una raddrizzata si può provare a dargliela.
Michi
 
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Messaggioda Genesio » dom nov 27, 2005 12:44 pm

Il primo commento va alla capacità della Michi nel cogliere nei colori della copertina i colori delle 3 nuvole…giuro che avrei potuto passare tre anni a contemplarla e non ci sarei mai e poi mai arrivato….io vedo solo un libro da cui, nel mezzo, esce un bel due di picche…..

Ho ascoltato e letto una persona che racconta e si racconta un’opera che, probabilmente dovrebbe chiudere un cerchio, riassunto di tante esperienze, frutto di tanti racconti ascoltati...un lavoro in cui l'autore, probabilmente, ha messo tanto di sè....per chi lo conosce, per chi l'ha sempre seguito, per chi ha assistito all'ascesa di un fenomeno probabilmente nulla di nuovo: scenari tanto familiari (non incisivi come al solito, però, di canzoni o come nelle parole sognate dai pesci), personaggi che abbiamo "conosciuto" (nel senso non gli stessi ma molto simili) nella gioventù nei paesi del lago, atmosfere dipinte in tante canzoni e scritti....
La prima impressione, appena terminato di leggere il libro non è molto entusiasta (che ne so, alla tombola cauboi l'anno passato sentire per la prima volta il cd akuaduulza è stata una folgorazione: in alcuni pezzi ho risentito il Davide che più mi piace e immediatamente non vedevo l'ora di averlo)….mi tormenta il fatto di non poter dire che è un bel libro ma neppure dire che è un brutto libro: è un libro che ho letto, che non mi ha cambiato la vita e che metterò lì: forse rileggendolo fra un po’ di tempo con minori aspettative mi apparirà sotto una luce diversa….di sicuro mi viene difficile regalarlo a qualcuno, specie a chi, magari, non conosce ancora Davide: infatti per chi come me, come noi, è abituato ad ascoltarlo possiamo trovare moltissimi riferimenti e situazioni che conosciamo….ma chi non conosce Davide cosa può pensare una volta che ha terminato di leggere il libro?

Ammetto di essere abbastanza prevenuto…ci sono situazioni in cui Davide mi piace di più, altre in cui mi piace di meno…..adoro quando ha la chitarra e si mette ad improvvisare trascinandoti in un vortice a ruota libera di 1000 personaggi....frasi brevi, immagini immediate raccontate con quella voce profonda e quello strano accento…..e ti sembra di respirare l'aria del lago, quando da bambino salivi per le scale del paese, trascorrevi le giornate dal Duilio al bar in piazza a giocare a briscola chiamata o a biliardo con tutta la compagnia, personaggi riassunti magari in una sola frase di una canzone.....un racconto breve, vibrante ed una canzone...un po' come al Piccolo o al Gallio (uno spettacolo presentato per tre serate ma che giudico una delle cose più belle che abbia mai fatto)....adoro Davide quando canta.....meno quando decide di raccontarsi o di volare, magari mi sbaglio, un po' più in alto con discorsi che a volte a me sembrano un po' strampalati, a volte senza senso, che faccio fatica a seguire....

Sicuramente per molti aspetti mi ha colpito l’immagine del fotografo….un fotografo che non vuole più fare fotografie….se il fotografo non riesce più a prendere la mira, se il fotografo ha terminato tutte le pellicole può mettere la sua silenziosa Leika nell’armadio…quante fotografie meravigliose ha regalato al mondo? Quante immagini sono scolpite in molti cuori?…immagini che ognuno porta dentro di se quotidianamente e che, al solo pensiero, gli fanno cambiare umore….magari un giorno tornerà la voglia di riprendere la mira, magari userà la macchina digitale….la vita, purtroppo, è però dura per tutti: dura per un ingegnere che magari la notte abbraccia un cuscino e pensa se la trave che dovrà calcolare non cadrà in testa a qualcuno, per chi pensa se alla fine del mese avrà i soldi per pagarsi il mutuo della casa, per l’architetto famoso in tutto il mondo che un giorno è in Corea a fare una conferenza ed il giorno dopo in America per guardare un lavoro, per il muratore forse preoccupato per il suo collega che si è gravemente infortunato, per il medico del pronto soccorso che magari, in fretta e furia, non ha adottato le tecniche più appropriate per curare un paziente….la vita, a volte, è ingiusta….a volte io dico di sentire l’urlo del mondo che si sprigiona: un boato sordo che parte, ti colpisce lo stomaco, ti paralizza e ti fa chiedere il perché delle cose….le persone con coscienza sentono questo urlo e, o scappano rifugiandosi in luoghi protetti, come a volte ho fatto io o come ha fatto il Barone nella sua villa, oppure si adeguano alla massa, camminano e marciano senza un apparente perché come il pinguino imperatore al polo…magari aiutati da una foto nel cuore…..

Se il fotografo è stanco ed ha bisogno di tempo per sé, per riflettere se lo prenda….nulla, almeno per me, cambierà in quello che ha fatto e che farà, nelle foto che mi ha regalato e le occasioni di crescita che mi ha donato….magari poi, al solito, tutti marceremo senza un perché….ed allora io sempre lì a guardare il fotografo e lui a guardarmi e a chiedersi come mai sto bigolo è sempre lì a rompere i coglioni….forse la sua passione è raccontare, forse la mia passione è ascoltarlo….

Click

Con affetto

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Messaggioda breva » mar nov 29, 2005 2:49 pm

un racconto simpatico, pulito, per tutti.
una storia d'amore (ma non aveva detto che non ne avrebbe scritte mai?),poche parolacce, nessuna scena di sesso, qualche tocco di folklore dialettale, qualche istantanea che, senza essere cartolinesca, porta il non lariano in mezzo a luoghi che gli sembra di conoscere già, perché descritti nelle canzoni o riportati dalle pagine dei giornali.

in mezzo a una storia che si avvita su se stessa, sovrabbondante di (auto)citazioni, c'è un artista evidentemente in imbarazzo nel doversi esporre fin nel più intimo pensiero dei suoi taccuini neri, che nelle serate di grazia ci ha già squadernati con perizia e senso musicale.

ancora più dentro a tutto questo c'è un uomo, che vuole portarsi appresso la propria anima intatta, inviolata, difesa dai tantissimi occhi dei curiosi, e a buon diritto.

è quest'uomo, con la sua dignità, che stimo e rispetto.
"Considero ogni forma di razzismo convinto una patologia e non un'ideologia" (Davide Bernasconi)
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Messaggioda Mariu Musca » mer dic 07, 2005 10:00 pm

herbert fanucci è un racconto (non un romanzo) semplice e genuino, che credo però non mi cambierà la vita... è un libro che si legge in treno o sul pullman con gli auricolari nelle orecchie, che non richiede attenzione....probabilmente lo metterò in libreria e difficilmente lo riaprirò...a differenza delle parole sognate dai pesci, che hanno un posto fisso sul mio comodino...e che mi dicono spesso buongiorno e buonanotte...
Giacumin giacheta quadra innanz e indree del gabinet...Mariu Musca el par chel noda dentri i pagin di gazzett...
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Messaggioda de Sloob » gio dic 08, 2005 2:10 pm

Il mio nome Miki ?
Il mio è Slobo, da tempo, dal 2000, dalla prima chattata su Msn. Dopo due frasi ho iniziato a scrivere in K. Dopo tre mi son preso carrettate di offese, dopo trecento avevo già degli "estimatori" e dopo tremila delle amicizie. Alcune di queste durano tuttora, e son forti.

Ho esordito in una chat di parolacce "Parolacce, se ti offendi non entrare", dopo un paio di miei attacchi (non contenenti parolacce vere e proprie) venivo sempre bannato (espulso), anke per 24 ore. In poco tempo avevo trovato il modo di rientrare in pochi minuti mantenendo sempre, all' occhio, lo stesso nikname. Kuesto fece di me un mezzo "mito".

Dava fastidio il mio modo di offendere senza usare le parolacce banali che tutti usavano e dava fastidio lo Slobo in sè, kratki ime (diminutivo) Di Slobodan Milošević, diminutivo però di tutti gli Slobodan serbi. Nome che nella sua traduzione significa Libero, un bel contrasto, la libertà, con quello che (anche ingiustamente) il Milošević rappresentava in quell' anno ed ancora rappresenta, soprattutto per i meno informati in materia Balkani.
Contrasto che rappresenta i miei molti contrasti, le mie malefatte e i pregiudizi che spesso mi trovo addosso difficili da scrollare per la miopia di certe persone e le cose belle che riesco ad offrire e che certe altre persone sanno apprezzare, magari dopo esser passate dalla prima fase.

Che c' entra tutto ciò col libro? C' entra tanto quanto il libro c' entra con me: molto.

Ho letto solo trenta pagine. Interferenze ambientali e mia incapacità ad autoisolarmi non mi hanno ancora permesso di "berlo" a lunghi sorsi. Ma già nelle prime pagine ho trovato qualcosa di mio. Sono sicuro, ed è questa la bellezza del Davide, sia esso cantante, affabulatore solitario o scrittore che sia, anche questo libro offra a tutti la possibilità di immedesimarsi. Sicuramente alcuni, pochi nel contesto i lariani, per i luoghi e le abitudini locali ma sicuramente molti per stranezze proprie o per le altrui.

Chi non ha avuto o ha amici "strambi"? Chi nel proprio paese, città, metropoli, quartiere o frazione non ha conosciuto uno o più "personaggi" ? Il bello delle storie scritte o cantate da Davide è proprio in ciò. Nel suo minimalismo ridondante non ci racconta di persone dai grandi sogni, non persone che ambiscono a diventar Letterine o artisti cresciuti nella scatola televisiva (Amici e balle varie). Non personaggi da "un Martini in terrazza, un tiro di coca e poi giù sesso" o intrighi o ammiccanti violenze sociali alla Pennac od onirici bar alla Benni. Tutte letture, pur valide, ma che personalmente mi hanno stufato un po'.

Leggendo le prime pagine ritrovo di mio il bisogno di avere un nome diverso ke, pur diverso, non ti cambia l' essenza della tua identità e della tua realtà, cambiano solo i modi, i tempi ed i mezzi ma tu resti tu.

Passando le pagine trovi personaggi ke puoi sostituire con "tuoi" personaggi.
Cambierebbe molto la sua trama se al posto di un "il Santo" ci si mettesse il Centauro, un santo senza aureola ma con la sua muta aurea ?

El Centauro, un barbone slobacco. Barbone "pazzo" da più di trentanni, prima un uomo con attività commerciale in pieno centro storico ed un' altra attività non lecita di importazione di "prodotti tipici olandesi" per una attività parallela che in quegli anni 70 fece definire la mia città la Bangkok d' italia. Alla fine di uno dei suoi viaggi di approvvigionamento lo aspettavano Madama e Carruba e lui non trovò meglio da fare che ingoiare la mercanzia. Non trattandosi di alghe cosmetiche ma di LSD si salvò dalla legge ma, non essendo una quantità di pochi bollini, non si salvò dai danni cerebrali e da allora sopravvive per strada. Un albero senza radici che cammina in continuazione con un sorriso perennemente stampato sotto una barba cespugliosa e millimetri di croste e sporco.

Ogni tanto qualcuno lo ripulisce e gli cambia i vestiti, lui si risporca e strappa i vestiti. Gli offri tre sigarette e lui ne mangia due. Non è mai violento, schivo ma non pauroso.

Anni fa fu accusato, ed incarcerato, per aver dato fuoco all' interno di una casamatta austriaca che fà parte delle mura fluviali della mia città. Non lo incarcerarono per danneggiamento di beni storico-culturali ma perchè dentro vi dormivano due studenti che ,nel rogo adescato da una tanica di benzina ed alimentato da sacchi a pelo e cartoni per materasso, perirono pressochè istantaneamente.

Io in quella casamatta ci avevo passato un po' di notti solo fino a due giorni prima (non ho sempre avuto materassi sotto di me) ma alla notizia del fatto e dell' arresto ho pensato che no, non poteva esser stato il Centauro. Lui che diecimila lire le avrebbe masticate, lui che una tanica forse non avrebbe saputo dove recuperarla, lui che di fronte ad un distributore automatico si sarebbe messo a parlare con la pompa ma non avrebbe trovato l' apertura per infilare la banconota e, sempre lui, che tutto il quartiere (suo mondo chiuso) tutti conoscevano, benzinaio compreso. Questi si sarebbe ricordato di quell' improbabile indagine.

Le indagini successive lo fecero scarcerare poichè vennero trovati i veri colpevoli, il duo
Ludwig.

.....Cià, fine della prima puntata....Continuerò un po' a rate, come a rate leggerò il libro...

Per la cronaca, il Centauro è ancora in giro, l' ultima volta l' ho visto un mese fà sbarbato e pulito con una coperta sulle spalle, spalle curve sul suo sorriso ondeggiante all' interno dell' ospedale di Slobizia; ospedale che nel suo ventre ed intestino sotterraneo offre rifugio ed umanità a chi vi sa muoversi.
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VISO UMIDO

Messaggioda POLENTA E BRUSCITI » ven dic 09, 2005 5:56 pm

OGGI HO TERMINATO LA LETTURA DEL LIBRO DI DAVIDE.....

HO SOLO POTUTO SENTIRE LA LACRIMA BUONA CHE CORREVA LUNGO LE MIE GOTE...

IL LIBRO L'HO ACQUISTATO DOMENICA SERA. E FINO A IERI MI MANCAVANO UNA TRENTINA DI PAGINE... NON VOLEVO PIU' LEGGERLE PER PAURA DI USCIRE DALL'INCANTESIMO DA CUI ERO RAPITO... NON VOLEVO PIU' ANDARE AVANTI A SFOGLIAR PAGINE PER PAURA CHE FINISSERO E CHE DOPO C'ERA SOLO UN MURO DOVE PICCHIARE IL MUSO........

HO DOVUTO ASCIUGARE L'ACQUA DEI MIEI OCCHI QUANDO MIA MAMMA, LA GIUSEPPINA, MI HA DETTO :" MA TE SE DRE PIANGI PAR UN LIBAR?" GLI HO DETTO:"VA LA.... GHE N'DAI DEN UN MUSCHEN"
MA MIO PAPA', L'ANGELINO, HA TACIUTO TUTTI CON LE LAPIDARIE PAROLE "LASAL ISTA GIUSEPINA E TI FA NO UL MARTAL"

NON HO POTUTO FARE A MENO CHE IMMEDESIMARMI IN ALCUNE VICENDE DELLA GENTE CHE VIVE IL LIBRO.... O MEGLIO, VEDEVO LA GENTE DEL MIO PAESE, UN PAESELLO CHIUSO TRA LEGNANO E BUSTO ARSIZIO, VIVERE TRA LE PAGINE SCRITTE DA QUALCUN'ALTRO...
UL PINO CATRAMIN
UL RAVIULATTU (o uguale al ciclista di varese che stava prendendo i calci in culo...........uguale.........)(nel 2001 io un paio di pedate le avevo tirate.....)
A NAUDA DUL PRUAS
E UL VITUAR, FIO DUL PEDAR BALOSSU (il santo, anche se lui i viaggi li fa con la vecchia romagna e il limoncello............)

DEVO TORNARE AL LAVORO.... CIAO A DOPO
POLENTA E BRUSCITI
 

Messaggioda de Sloob » sab dic 10, 2005 6:54 am

E come non sentirsi un po' Herbert Slobucci nel mio caso? E come non potrebbe sentirsi, cambiando luoghi, volti, storie, Herbert Bafucci un Baffo o Mikucci[/ii] un Miky Ciukè ? E se non un [i]Ucci ognuno di noi può onestamente esser stato o essere un Santo, un Pantero, una donna del Baron... Non è questione di fantasia e non è neanche questione di cellule (ma della scelta che si fà)...

Ho avuto molti nomi in vita mia, adeguati al momento. La mia non è una vita "a cipolla", la mia vita non è più stata stanziale dai tre mesi in poi; nato in riva al Piave e passato in riva all' Adige con un colpo di taxi.

Abitante di città, centro storico, ora inacessibile se non ai veramente ricchi, ogni due tre anni un cambio casa, poi cambi di quartiere. Il mio mondo, pur provinciale, era fatto a cellule distinte. Cucciolo di melograno, non embrione di cipolla. Tanti chicchi separati, dolci e aciduli, guai sgagnare la pellicina divisoria: amarissima, ma presente.

"El Condor" alle colonie estive: spazzolavo il mio piatto e ripulivo gli avanzi dei piatti dei vicini. Già molto furbo non ero poichè annodavo il tovagliolo per chiedere la cioccolata nel latte sempre nei due giorni sbagliati cosicchè le inservienti mi davano il caffelatte pensando che non volessi la cioccolata.

"Scarpàr" all' età dei primi motorini. Avevo sempre scarpe inadeguate al resto dell' abbigliamento e la nostra compagnia si ritrovava sugli scalini del "scarpolìn" (il calzolaio).
Ero l' unico a non avere il Ciao, avevo un Motobeçane, detto Affettabondola (mortadella) per via di un enorme volano esterno.

Tutti i miei amici non consumavano la gomma anteriore poichè la tenevano perennemente in aria con impennate lunghe anche quanto un lungolago di tre paesi in fila.

Io consumavo paia e paia di scarpe perchè per fare un centinaio di metri dovevo usare i piedi a mò di rotelle antiribaltamento, tipo Dragster-mericano. Cinque impennate un paio di scarpe, tre salti di rampetta ora un ginocchio ora l' altro, una volta una leva freno piantata nel femore, disinfettata col dopobarba di mio padre che son diventato più verde di Hulk che allora leggevo. Poi vennero i Fantic Caballero, le notti in garage a modificar motori e telai, i primi sequestri per "mezzo non conforme al codice della strada, un processo a Venezia per guida senza patente. L' Ancillotti 50, l' SWM, l' Aprilia motore Hiro. Non consumavo più scarpe ma le palle dei vicini quando partivo e dei passanti quando impennavo in strada per andare a campi. Le ragazze neanche in sogno, il nostro desiderio, la nostra libidine era una saldatrice, un trapano con frese, condotti di cilindri da lucidare e marmitte da tagliare e risagomare.

Punk tra i 16 ed i 17...Sempre botte in diskoteka, sempre prese perkè eravamo i primi due ed i "contadini" da "siamo figli delle stelle" non gradivano quelle giacche piene di catene e quella spilla da balia alla guancia, incruento e primitivo piercing.

"Frank Pascionna" verso e dopo i 18, tutt' altre compagnie, per scimmiottare nomi tipo Joe Ramones o Jonny Rotten. Periodo di koncerti, dei più disparati e disperati.

Era finito il tempo che bastava stare in città per conoscere i primi Guccini, i Bennato, gli Stormy Six, portati da un organizzatore coraggioso nel cinema teatro del più pericoloso quartiere, centrale di malavita. Fine del progetto musica perchè uno spettatore sparò al cassiere poichè il concerto non gli era piaciuto.

Era iniziato il tempo della patente.Della prima macchina, per me una fiat 850. Finita in tre mesi dal rottamaio, rovesciatasi in una pista di go-kart abbandonata, alla Curva del Letame, in una serata di fulmini, saette e tanta pioggia. Dei cinque che eravamo sù uno aprì l' ombrello per sostituire il parabrezza, uno accendeva il tergi per infastidirmi le mani e dietro tenevano parabrezza e lunotto integri, unico souvenir.

Salgo a casa dei miei con questi souvenir e dico ai miei "questo è quel che resta della macchina ma non è successo niente" e poi giù una balla mostruosa che tirava in ballo strade buie, asfalto infido, cavalli vagabondi e cani enormi.

La cosa più umiliante il giorno dopo: mia madre che mi accompagna dal carrozziere. Abitacolo con 15 cm di acqua sul fondo, lei raccoglie i tagliandi di bollo ed assicurazione naufrafaghi, gli dà una sistemata e li "espone" al loro posto tenendoli sollevati con il braccio.
Tre kilometri di vergogna pura per me.

Poi altre auto, che il sabato formavano convogli diretti ai concerti. Steve Hackett, Jorma Kaukonen (Brescia era molto attiva), Bologna pure e giù altri bei nomi....

Poi le discoteche, la Baia degli Angeli a Gabicce, il Kiss Kiss a Bergamo, il Goody Goody a Faenza, il Cosmic -Garda est- e Les Cigales -Garda Ovest, La villa delle Rose - Rimini Alta, altra sponda sessuale-.

Abbigliati con incursioni a Milano da Strega o da American Strass, abbigliati ora glam ora trash ora all jeans ora "Qualcuno volò sul nido del cuculo".

Pantaloni bianchi a sigaretta, cinturone borchiato, zoccoli Dottor Schull e calzettoni montagna giallo spaccaocchi, magliette a scelta.

Pantaloni tipo Dervisci Rotanti, stretti alle caviglie (che trovavi solo da Strega) abbinati ad una vestaglia damascata in raso azzurro che, rimborsata e tenuta da una sciarpa in tulle e col collo inamidato e sparato in aria, diventava un giubbotto che neanche il Bowie di Ziggy Stardust (and spiders from Mars) si sarebbe sognato. E ci ballavo roteando che solo dopo anni ho capito che in Kappadocia avevano avuto tutto il tempo per copiarmi.

Poi altri nomi, altri giri, altre compagnie. Molte morti per strada, falcidia chimica di una provincia capitale delle droghe.

Come non poter pensare a tratti di vita tua leggendo di questo libro? Non per la somiglianza delle storie, invero, ma per la schietta e molto realistica -pur delicata di affettuso pudore- descrizione delle storie stesse e, magari fantasiosa -o fantastizzata- parte della propria storia, anzi no: dei suoi -di Davide- perchè.

Cià, alla prossima :-]
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curiosità

Messaggioda POLENTA E BRUSCITI » lun dic 12, 2005 4:10 pm

il presidente della proloco di lenno si chiama?
san ginis grand e gross
prutetur da tuti i goss
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Messaggioda amicosam » ven feb 17, 2006 11:24 am

Ok...io ho appena finito di leggere il libro stamattina.
Mi è piaciuto molto soprattutto il momento dell'incontro tra il protagonista e Luna alla discarica sotto la pioggia..molto romantico, straordinario, da pelle d'oca!!!
Anche se secondo me se il libro avesse finito in quel momento sarebbe stato fantastico: la fine non mi entusiasmato granché...
Molto bella l'idea di questa doppia identità che invece è solo una in due momenti differenti...bello bello bello!!
E guarda immobile
la vita d'altri che
la rifletterà
come un viaggio a metà
Luna immobile
e tutto intorno c'è
la sua ostilità
tutta l'oscurità
amicosam
 
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Messaggioda maisha » gio ott 26, 2006 1:54 pm

quanto è autobiografico?
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Messaggioda Trevor » ven feb 04, 2011 12:26 pm

...finalmente son riuscito a leggerlo ...

proprio un bel libro... scorrevole, piacevole

m'è proprio piaciuto!

brau Davide !!

:lol: :lol: :lol: :lol:
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