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Sempre sul software...

Messaggioda maxxer » lun set 22, 2003 10:04 am

So che non importa praticamente a nessuno...
Comunque vi posto altri due articoli sull'argomento!

Zeusnews.com
Voglio brevettare i tortellini!

Da buon bolognese amo i tortellini che fanno parte della nostra tradizione. Sono convinto che mia moglie riminese ami altrettanto la piadina. L'idea di tortellino e di piadina è nota e ogni zdora di certo non si mette il problema di chi possieda i diritti sull'idea del tortellino o della piadina quando prende mattarello e tagliere e si mette all'opera.

Ora desidero spiegare perché un professore di informatica si mette a parlare di tortellini. Se una ditta X fosse andata all'ufficio brevetti a depositare: "pasta ripiegata a forma di ombelico di Venere con un ripieno di carne" e l'ufficio avesse concesso il brevetto (i miei colleghi legali mi dicono che non si può) tutte le signore dovrebbero stare attente perché la ditta proprietaria del brevetto potrebbe intentare causa se continuano a fare i tortellini per la domenica.

Probabilmente c'è poco interesse a perseguire la singola signora ma se un salumiere del centro producesse una prelibatezza probabilmente la nostra ditta che ha ottenuto il brevetto scatenerebbe il proprio ufficio legale.Il salumiere a questo punto ha tre opzioni: (1) smettere di produrre tortellini, (2) difendersi in giudizio vendendo tutte le proprietà per pagare la costosissima causa e sperando di vincere nonostante la controparte abbia un servizio legale molto agguerrito perché molto ben pagato, (3) pur di sopravvivere accettare l'accordo extraprocessuale che gli viene chiesto dalla ditta: poter usare la ricetta del salumiere e potersi fregiare del nome della prelibatezza; in cambio la ditta ritirera' l'azione legale. Nel caso (1) la ditta chiude, nel caso (2) probabilmente fallisce, nel caso (3) l'agonia è più lenta ma non potendo competere coi mezzi produttivi dell'industria la ditta vede sfumare il proprio primato, quindi chiude.

Così è il software, forse peggio. Se ci saranno i brevetti sul software le ditte brevetteranno di tutto come per esempio il brevetto EP 0394160: "Dynamic progress marking icon" già rilasciato dallo European Patent Office (ma non valido perché contrario alla legge, per ora), che protegge ogni icona che marca dinamicamente il progresso di una attività (in inglese, copia e incolla dal testo del brevetto: "this invention is an icon which dynamically marks the progress of a monitored computer task"). Questo brevetto protegge le barre di avanzamento, quelle barre che si colorano man mano che una operazione viene svolta, per esempio quelle che vedete durante l'installazione di un programma.

Esistono già almeno 20000 (ventimila) simili brevetti. E' come il mio tortellino! Con la legge dei brevetti chi vuole inserire in un proprio programma legalmente una barra di avanzamento deve mettersi d'accordo con la ditta IBM (sì quella che "ama" il software libero e installa GNU-linux sui suoi server) oppure deve aspettare il 2010 perché termini il ventennio di monopolio. Se io studioso e ricercatore scrivo un programma con una barra di avanzamento probabilmente la IBM non mi sguinzaglierà avvocati alle calcagna ma se al contrario una ditta medio piccola produce un software molto interessante per la IBM, la barra di avanzamento (o altri dettagli) saranno il rampino d'arrembaggio per consentire a IBM di citarla in giudizio. Io sono come la zdora coi tortellini e la ditta medio piccola come il salumiere.

C'è anche un'aggravante in questo caso: un software non è come un tortellino cotto e mangiato è un bene duraturo: quale pubblica amministrazione, società o ente commissionerebbe un programma alla nostra azienda medio piccola se viene diffusa la voce che e' nel mirino degli avvocati della multinazionale? Conoscendo che la nostra ditta ha le stesse opzioni (1), (2) o (3) del salumiere nessuno investirà in contratti per paura di non avere supporto sul prodotto, e la ditta vedrà così accelerata la propria agonia. Si viene così a creare una strana equivalenza fra avvocato di multinazionale e giustiziere per piccole e medie aziende.

Però anche io studioso e ricercatore potrei finire nel mirino delle multinazionali.Se per uno strano incidente avessi trovato una tecnologia superiore a quella coperta da brevetto troveranno nel mio lavoro una barra di avanzamento per appropriarsene per poi magari nasconderlo al fine di sfruttare commercialmente più a lungo possibile il loro prodotto. Il brevetto non aiuta la ricerca, al contrario la limita. Il brevetto genera un monopolio temporaneo e nessun monopolista vuole innovazione: non ne ha necessità perché non può avere concorrenza e al contrario obbliga a costi di aggiornamento dei prodotti.

Il monopolista ha interesse solo a introdurre nuove versioni con minimali variazioni ma con incompatibilità verso il passato così da obbligare tutti ad acquistare costosi aggiornamenti. Le rivoluzioni culturali o tecnologiche non gli interessano. Forse è questo il vero problema: la ricerca in realtà produce vere novità e questo danneggia i monopolisti. Con i brevetti occorrerà aspettare venti anni per ogni minimo avanzamento, a patto che la ricerca sopravviva con le ali tarpate per venti lunghissimi anni.

Il software è una arte espressiva, è una espressione del pensiero umano. Il programmatore pensa a un metodo risolutivo e lo traduce in un linguaggio. Il software è come un romanzo, un brano di musica è molto differente invece da una lavatrice o da un televisore. Per produrre un programma, così come un romanzo o un brano musicale occorre solo la propria conoscenza, l'estro, la genialità e la padronanza di un linguaggio. Per produrre una lavatrice occorrono materie prime, tubi, bulloni, oggetti fisici. Un programma è un testo di per sé non brevettabile ma se l'autore lo richiede è tutelato dal diritto d'autore come i romanzi o i brani musicali.

Brevettare il software è gravissimo perché il brevetto non può che coprire le idee alla base dei programmi cioé gli algoritmi, i metodi (pensate alla barra di avanzamento per esempio). Se si apre la strada alla brevettazione delle idee la deriva può arrivare alla brevettazione di tutti gli elementi formativi delle idee di altri settori: gli accordi e i giri armonici della musica o gli stili letterari per esempio. Perché non brevettare poi i numeri o gli alfabeti? In informatica teorica si studia che ogni programma e' rappresentabile con un numero. Se brevettassi il pigreco invece che il tortellino potrei ottenere royalty da chiunque voglia pensare o produrre oggetti circolari.

Abbiamo una grande ricchezza in Europa, siamo ai primi posti per cultura informatica. Un recente studio della Università di Maastricht ha mostrato che in Europa lavorano il 71% degli sviluppatori di software libero mentre solo il 13% sono nordamericani. Questi sono veri innovatori, persone capaci di creare software.

La discussione in atto ha forse radici più profonde. Pone sul piatto della bilancia due diverse visioni filosofiche del software: quella più propriamente europea che vede il software come cultura e quella più americana di software come prodotto. Anche in europa si sta tentando di convincere l'opinione pubblica che il software sia un prodotto. Pensate alla patente europea che vede nelle abilità informatiche la capacità di essere ammaestrati a usare quattro programmi. Sarebbe come pretendere che l'insegnamento delle abilita' matematiche fosse relegato al corretto uso della tastiera di una calcolatrice.

Questa ricchezza di persone che conoscono veramente il linguaggio dell'informatica corre il rischio di essere perduta per questo cambiamento culturale che porta sia a dissennate politiche scolastiche ma anche e soprattutto all'introduzione di monopoli basati sui brevetti. Occorre difendere il libero pensiero algoritmico: la libertà di poter trasformare le proprie idee in programmi.

Un programma scritto a partire da uno schermo nero deve essere di proprietà dell'autore, come un romanzo o un brano musicale. E' il pensiero la nuova frontiera. Se si brevetta il software, domani si passerà a brevettare le sequenze di DNA, ci hanno già provato. Dovremo consumare silenziosi perché ogni espressione verbale, musicale, scritta, matematica o algoritmica che sia sara' clandestina: qualcuno potra' rivendicarne il brevetto. Altro che i tortellini.

Documento rilasciato secondo la "Licenza per la documentazione libera GNU v.1.1". La parte non modificabile consiste nell'intero documento. Questo testo, le idee espresse, non sono soggetti a Brevetto.

Renzo Davoli


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zeusnews.com
Non brevettate le idee

"Brevetto per la fabbricazione di pasta sfoglia, a forma di ombelico di venere e con ripieno di carni miste". Scherza, il prof. Renzo Davoli dell'Università di Bologna, nella sua metafora sui codici informatici (software) come brevetti di idee (in questo caso dei tortellini), ma non è troppo distante dalla realtà, purtroppo.

Nei giorni scorsi Davoli ha fatto parte di una delegazione, ricevuta dai parlamentari del Partito Socialista Europeo riunito a Bologna, per relazionare sulla direttiva McCarthy, dal nome della relatrice laburista inglese, che l'ha promossa e che sarà in votazione il 22 Settembre. Se passasse, verrebbero legalizzati 30.000 brevetti software, per la maggioranza di multinazionali statunitensi presso l'Ufficio Brevetti Europeo che negli ultimi anni hanno fatto forti pressioni nonostante fosse legalmente vietato. Contro questa ipotesi più di 150.000 firme, due milioni di PMI europee, associazioni di software libero preoccupate che questo blocchi l'innovazione tecnologica, tagliando le gambe alla ricerca e alla piccola e media imprenditoria europea.

Ma c'è una ragione ben più importante: il software per sua natura è un oggetto immateriale frutto di scoperte matematiche, ricerche, condivisione e accumulazione sociale di saperi e idee. Nella nostra società rappresenta l'anima cognitiva che fa funzionare cellulari, reti telematiche, impianti meccanici, eccetera. La libertà di circolazione e di utilizzo, negli anni '60, ha permesso la rivoluzione digitale e le aspettative migliori della società della conoscenza. Brevettarlo avrebbe lo stesso senso di privatizzare il metodo intuitivo per sommare due numeri, le lettere dell'alfabeto per comporre testi o, appunto, la tradizione antica per fare un buon piatto di tortellini.

Il copyright e i brevetti furono istituiti per tutt'altri scopi, ed è l'attuale modello di sviluppo occidentale, sotto la spinta di interessi economici sempre più forti, a concepire saperi e cultura come spazi da recintare, stoccare, distribuire sotto forma di beni come "esperienze", "formazione" o "generi di prima necessità" (medicine) da comprare a prezzi di mercato. Per questo personalità come Jeremy Rifkin o John Sulston, ricercatore del progetto Genoma Umano, hanno chiesto che come sulle sequenze geniche, per il software si preveda la "prior act", l'imbrevettabilità.

Per lo stesso motivo il PSE spaccato sul tema, come molti altri gruppi parlamentari, potrebbe veder vanificati i suoi sforzi nell'emendare questa direttiva se l'idea è davvero quella di costruire un'Europa come spazio pubblico di partecipazioni e diritti, non più subordinati solamente agli interessi di un modello di mercato che negli USA, tra mancanza di innovazione e domanda, sta dimostrando il proprio fallimento.

Allo stesso modo sarebbe auspicabile che proprio da Bologna, città dei saperi e della cultura, nonché del vicepresidente del parlamento, Renzo Imbeni, e del presidente della commissione, Romano Prodi, parta una campagna di sensibilizzazione delle istituzioni comunitarie sui rischi di questa direttiva, che potrebbe essere ancora più controproducente se recepita in senso peggiorativo nel nostro paese come è già successo in altri casi. Come sarebbe interesse della Regione Emilia-Romagna, che a giugno si è dotata di una legge sul software libero che rischia di essere duramente colpito da questa direttiva, far sentire la propria voce nella conferenza Stato-regioni prima di ogni ratifica. Per una questione di tortellini e diritti.

Marco Trotta
maxxer
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Messaggioda de Sloob » lun set 22, 2003 10:21 pm

"zdora" o "arzdora": la kasalinga romagnola....
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