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da Renato:

Tu chi sei... che parli diverso!

Un giorno di alcuni anni fa, in un posto pieno di neve

il Mottolino di Livigno,

mentre ero li per seguire quello che sarebbe restato nella mia memoria un grande giorno, consumando l'attesa guardando il grande palco che era stato montato per l'occasione, la mia attenzione è stata rubata da un piccolo palchetto laterale.
Un piccolo palco che sembrava li per caso, sembrava scusarsi per la sua presenza come se stesse deturpando un paesaggio destinato ad altra grandezza, come se quella grandezza fosse la sola a dover avere senso di esistere in quel contesto di cavi di funivie come ragnatele e di gatti che di felino non avevano proprio niente.


Aspettavo un momento di musica bellissimo che ci sarebbe stato da li a poco nel mezzo dell'impazienza dei tanti amici fans come me, che vedevano passare il tempo troppo lentamente nell'attesa del loro e mio idolo.
Ma attorno a quel piccolo palco, un piccolo pubblico di fedelissimi certamente molto appassionati e una musica accattivante, mi ha rubato l'attenzione. Mi sono avvicinato e, pur non riuscendo in quell'occasione a realizzarne del tutto il valore, ho colto in quel personaggio che si esprimeva in un linguaggio tanto famigliare per me, un qualcosa di particolare.


Ho voluto capire un po’ meglio cosa usciva da quel personaggio poco tempo dopo a Lugano e da li, dentro di me è partito un nuovo percorso, di musica e parole per sognare e per pensare. Oggi penso con simpatia a quel palchetto laterale, quel palchetto che allora non ho capito fino in fondo, quel palchetto che in realtà urtava il mio buonsenso che mi chiedeva: "perché ce n'è bisogno?" "perché quel piccolo artista non può esibirsi sullo stesso palco dell'artista osannato?". Ci penso e penso se quell'uomo, Davide, avrebbe mai pensato allora di trovarsi davanti ad un mare di braccia e di affetto, come quello che qualche anno dopo lo ha cinto al Forum di Milano.

Ci penso... e penso a come tante volte non prestiamo l'orecchio nel modo giusto a ciò che ci circonda, non lo facciamo per partito preso, o peggio per pigrizia, presi come siamo da ciò che abbiamo e che non ci fa guardare fuori dai confini del nostro mondo conosciuto e della nostra presupponenza, come se scoprire qualcosa di nuovo ci preoccupa o addirittura spaventa... e così non ci accorgiamo dei suoni, delle parole, della poesia che spesso non è poi nemmeno tanto nascosta intorno a noi. E oggi vorrei chiedere a chi quel giorno attorno a me non ha voluto ascoltare ciò che si alzava da quel palco, se non gli viene un pensiero, una curiosità nel vedere tutto questo...

nel vedere che c'è un altro mondo che parla diverso, ma che come noi insegue una sua via in cerca di sé. E che lo fa poi con la stessa energia e la stessa poesia con cui la cercano tutti. Magari quel mondo ha parole e sembianze diverse che possono anche non piacere, giusto che sia così, guai se non lo fosse, ma proviamo ad ascoltare prima di dire che non ci piace e proviamo soprattutto a capire.
Se anche troveremo un solo suono, un solo sogno o un solo gesto che ci accomuna, diventeremo un po’ più ricchi.
Ricordo un amico che un giorno mi diceva: " se abbiamo un euro ciascuno e ce li scambiamo, avremo sempre un solo euro ciascuno, ma se abbiamo un'idea e ce la scambiamo, poi ognuno di noi avrà due idee e davvero saremo un po’ più ricchi tutti e due."
Renato 

 

 

 

 

 

Davide in concerto al Mottolino

 

 

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