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Data: 24 luglio 2012
Ora: 23:00
Locale: Piazza Liberazione
Città: Tuenno (Trento)

il racconto della serata:

evento: "PIAZZAROLADA"

TUENNO.
Premessa: Federico Fellini pensava che i personaggi dei suoi film avessero una loro vita, autonoma, che continuava anche dopo la proiezione del film. Per questo non metteva mai la parola “fine” al termine delle sue pellicole. Ho appena finito di rileggere “Il mio nome è Herbert Fanucci” e all’improvviso, mi si è imposto un pensiero che voglio condividere con voi.
In quel libro, scritto nel 2005, ci sono delle storie e dei personaggi che sono diventate canzoni in questi ultimi mesi: c’è don Giuliano, “el prevet che el sona ‘l bass” (DVDS, p. 190) in Setembra, c’è lo zio che “dirà che le supposte san di pino” (DVDS, p. 183) nella deliziosa e surreale Lettera da Marte e c’è pure il medico che “forse non avrebbe fatto il ginecologo se avesse avuto fantasia” (DVDS, p. 115), finito anche lui nello struggente capolavoro del “Calderon de la stria”… Anche quelli di Davide sono personaggi che vivono autonomamente e, nel tempo, si evolvono, si trasformano e poi ritornano, come le onde.

Ma soprattutto, secondo me, a Tuenno è successo proprio ciò che Davide aveva raccontato sette anni fa, a proposito di Lenno: e già l’assonanza fra i due paesini pare una strana magia…
Il gruppo giovani del piccolo paesino di Tuenno aveva messo l’anima in quella “Piazzarolada”, ognuno secondo le proprie capacità ma la sera del venerdì tutto sembrava naufragare, tristemente, in una pioggia incessante che impediva di riempire la piazza, di raggruppare la gente, limitandosi ad allungare in eterno “el bicer de la bira”, tenuto eroicamente in mano dai pochi presenti fradici…
“Noi siamo soltanto la Pro Loco di Lenno. Non abbiamo nessun altra carta da giocare” (…) “Non è vero che non avete altre carte da giocare; avete sempre il due di picche!” (DVDS, p. 171) Così scrive Davide nel suo Herbert Fanucci e così è andata coi giovani di Tuenno e Davide è diventato il loro impagabile due di picche!…

Sabato la pioggia continuava a cadere incessante poi è arrivato Davide con la sua band e, giuro!, fra il campanile di Tuenno e i monti all’orizzonte è apparso un arcobaleno pieno di speranza…

La notte si è riempita di stelle e la piazza si è riempita di gente: “La curiosità ha spinto tutti a confluire in quella salita: gente venuta dai paesi vicini, motociclisti arrivati fin dalla città, villeggianti e residenti che sarebbero rimasti volentieri a casa, a guardare la televisione e a storcere il naso per il volume troppo alto (…) tutti vogliono vedere, sapere, scoprire” (DVDS, p. 184) chi è quel cantante visto a san Remo, quel tizio che ha stregato il nipote che suona la fisarmonica e conosce a memoria tutti i suoi testi, anche se sono in una lingua che non gli appartiene, ma che ha imparato a decifrare, con curiosità ed amore, come i tanti “furestee” d’ogni parte d’Italia che oramai capiscono il laghée, canzone dopo canzone, poesia dopo poesia… Ma la musica di Davide conquista tutti e nessuno lascia la piazza o i balconi prima della fine del concerto.

Così Davide Van de Sfroos è diventato Herbert Fanucci, e così come Vittorio Cadenazzi ha realizzato la festa più bella di Lenno, così Davide Bernasconi ha regalato una notte magica a Tuenno.
La sua storia di carta si è incarnata nella piazza sospesa fra i monti e le stelle.

Che dire, sono ancora commossa da tanta, infinita Bellezza, regalata a tutti con così grande e autentica generosità…

Grazie Davide, di Tutto!

Mary Sandola