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Data: 02 aprile 2005
Ora: 20:00
Locale: Teatro Tartini
Città: Piran (Slovenia)

Informazioni:

Non so che nome abbiano quelle sfere di vetro con dentro un paesaggio o lo scorcio di una città e che, se le giri, essendo piene d' acqua fanno muovere una sorta di neve.
Avessero un nome loro il concerto di Piran, Slovenija, sarebbe stato in un robo di quelli li da tanto era piccolo.
Un teatro davanti ad un porticciolo, un teatro minimo ma non minimalista, con tutti gli attributi di un teatro ma(forse per l' acqua salmastra?) come liofilizzato.
Un piccolo foyer, un piccolo ferro di cavalluccio marino la sala, piccole balconate, piccolo palco. Ma colonne e stucchi: tutto in regola.
Soffitto alto con affreschi rappresentanti alcune Muse, anzi Muze in quella nazione, un lampadario tutto lampadariato. Un grande teatro in piccolo.
Già fuori l' aria è strana, già il viaggio era stato una coreografia mutevole.
I due pini "abbandonati" al centro dell' autostrada nei paraggi di Padova. Mestre industriale, le montagne che per un po' si allontanano per poi ritrovarle diverse. Sempre a nord, ma ad est.
Alla media dei 180, autogrill escluso, si passa tra pioppi e foci di fiumi più carichi di storia che di acqua. Si vedono i campanili smagrirsi ed affusolarsi, i nomi di località o di produttori che perdono la vocale finale, si vedono diversità diverse.
Prima del concerto di quel cantante che, non fosse per un paio di vocali in più, parrebbe locale col suo nuovo disco, Akuaduulza, in concerto: anzi v koncert, in konzert appaiono strani personaggi. Un sub esce dall' acqua (solska, salada, mica duulza) con la sua 5 mm mimetica e si incammina verso il centro lasciando peste come fosse un gabbiano podista.
Poi il tempo rotola ed il concerto inizia. Suoni campionati preludono l' ultimo lavoro ma chitarra e voce partono De Sfroos con l' omonima canzone.
Poi, a memoria libera, Madame Falena, Fendin, Nonu Aspis, Paradiso dello Scorpione...
Non ricordo, e non è per me importante, la scaletta. Ricordo che, tranne la prima, la musica e la voce uscivano discretamente.
Ricordo che ogni canzone era legata alle altre dalla colla di parole del Bernasca. Colla che, quando utilizzata, con un catalizzatore inglese ha saputo creare uno strano gioco di parole: "benvenuti al paradiso dello scorpione...welcome to the skorpion paradise -uelcom tu ve scorpion paradaiz-". Dove paradajz significa pomodoro l' effetto poteva essere ambiguo, ma di pomidoro non ne sono volati. Troppo impegnate le mani a spellarsi.
Spellarsi, in crescendo a dir il vero (sulle prime erano con la sordina), per arrossarsi alla fine con la richiesta di un bis.
Bis che non c' è stato per il motivo che tutti sanno, motivo spiegato senza retorica da un Davide Van De Sfroos ambasciatore di un lutto.
De Sloob