ci ho pensato su un bel po'
l'ho ascoltato più di una volta, come ha raccomandato anche Davide
non voglio fare analisi dettagliate, né classifiche, questa sì, questa no
ma solo dire le mie impressioni
senza pretese, eh, solo quello che ho capito io...
è il disco di chi ha 40 anni, e un po' se li sente, un po' no
un po' gioca coi suoi figli, un po' gioca e basta
è comunque il disco di chi, a 40 anni, si ferma un momento a respirare:
guarda davanti
vede che chi lo precedeva non c'è più
si volta indietro
vede che c'è chi lo segue
e tira due somme.
io lo conosco troppo poco per dirlo con certezza
ma mi sa che Davide è uno diretto
onesto
sincero
uno che non ha mai tradito, per dire
uno che non sa come dire balle, e che comunque sa che le balle non si dicono, soprattutto a se stessi
e che preferisce tacere, piuttosto che dire balle
uno che, quando sceglie, sa che è difficile tornare indietro, e che comunque sa che tornare indietro non si deve, mai
(ma neanche che si deve restare fermi, in ogni caso, per paura di sbagliare passo)
uno che non ha paura di affrontare le conseguenze delle sue scelte, anche se costa tranquillità e sicurezza, perché non c'è niente come il gusto di guardare in faccia alla realtà con coerenza
anche a costo di soffrire, o far soffrire
questo disco è un inno alla fedeltà a se stessi
alla chiarezza sofferta
alle scelte prima intraviste, poi capite, poi vissute fino in fondo
siamo in una società in cui conta l'apparire
il sistemarsi
l'essere tranquilli
il simulare, il dissimulare
mai un sorriso sincero
mai una parola chiara
gran fintoni, fra tutti
ecco
i personaggi di Davide, qui dentro, sono chiari, sinceri
dall'uomo tradito sotto il ponte, che lascia perdere vendette, e ricomincia da capo
alla donna che preferisce fargli capire che non lo vuole più, piuttosto che vivere due vite
dal furestèe che va via (chissà da dove, poi), e torna col cuore che gli sballotta ovunque come una palla da flipper
al sciur abbate, che gliene frega niente della plastica, perché pensa alla sua 'altra sponda'
dai trii para de ball che sbandano e ritrovano la loro dignità
ai borderline da bar sport, superiori anche alla loro leggenda
dagli operai di tutti i tempi e latitudini, che, sommersi, picchiano la loro vita con caparbietà e senza lamentarsi
ai ragazzini che inciampano in un bacio, descritto con la tenerezza del padre che vede una vita che inizia, e le augura la chiarezza illuminata dalla luna.
ci ho sentito tanto vento che soffia, tanta vita, qui dentro, cantata con una partecipazione speciale. perché, qui dentro, Davide respira il respiro anche di suo padre.
e non c'è come perdere il padre, per capire che nella nostra vita possiamo anche fingere e barare, ma che il conto è aperto, e sarà con noi stessi.
e, infatti, c'è la preghiera al vento, giusta alla fine del per_corso: non più un vento del lago, ma IL vento, il respiro di tutti gli dèi, che soffiano sul male e sul bene, su diavoli e arcangeli, e cullano, in una notte speciale, le anime che, stanche, passano all'altra riva.
questo ho capito, io.
(e sono felice di aver affrontato e vinto le mie battaglie.
ma aspetto, ancora e sempre, la terza onda...)
"Considero ogni forma di razzismo convinto una patologia e non un'ideologia" (Davide Bernasconi)