MUSICA Il racconto: «Mi hanno detto che ricordo Paolo Conte. Che pubblico caloroso. Per loro suono in modo esotico»
Van De Sfroos «tallona» Ramazzotti
Tutto esaurito, in Germania e Slovenia, per il folk laghée. Ora tocca al Belgio. «Dopo il tour, un libro»
COMO Tranen Palast. Un nome
che evoca l’acqua per il primo
concerto berlinese della carriera
di Davide Van De Sfroos che,
dopo aver toccato la Germania
e la Slovenia (si è esibito a Piran,
al Teatro Tartini) si appresta
a raggiungere il Belgio. Un
primo bilancio.
La domanda nasce marzullianamente
spontanea: come
hanno reagito i tedeschi al dialetto
tremezzino?
Ho suonato in un locale veramente
pieno di gente. Non so
dire quanta gente si fosse ma il
calore bastava per mille. E c’erano
molti immigrati. Alcuni
vivono in Germania da più di
trent’anni. Mi sono quasi commosso
quando ho annunciato
La curiera e qualche voce ha ricordato
la Salvi. Sono rimasti
fermi a quell’epoca.
E i tedeschi?
Loro hanno ballato. Magari
non capivano bene cosa stava
succedendo, ma hanno ballato
assieme agli italiani.
Non c’è stato solo il concerto,
però.
Mi hanno invitato in una trasmissione
per Radio Multi Kulti,
molto popolare da loro. C’è
stato perfino un giochino in diretta
dove due ascoltatori hanno
vinto altrettante copie di
Akuaduulza. Se non ho capito
male uno ha detto che gli ricordavo
Paolo Conte, l’altro che
non ama la musica italiana ma
che la mia è molto diversa da
quella di Ramazzotti. La cosa
più divertente è stata venir tradotto
in tedesco, anche solo
sentire come suona il mio
nome.
Dalla Germania alla Slovenia.
Lì com’è andata?
È stata una grande sorpresa.
Era un piccolo teatrino sul mare,
molto bello, accogliente. Il
pubblico era molto caloroso e
anche interessato. Tutti hanno
cantato, ballato...
È stata approntata una scaletta
di brani apposta per queste
occasioni?
Sì, abbiamo tralasciato quelli
troppo «verbosi» per concentrarci
su quelli di maggior impatto
musicale. Del resto, mi
rendo conto, per loro io suono
molto «esotico».
Il concerto di stasera a Bergamo,
invece, è stato rinviato
per rispettare il lutto per la
scomparsa del Santo Padre.
Avete appreso la notizia proprio
su quel palco.
Venerdì eravamo stati tentati
di annullare il concerto e il
viaggio ma c’era gente che si
era già mossa, anche da molto
lontano. Il concerto è stato tutto
d’un fiato ma non è semplice,
l’ho anche detto, suonare in
momenti simili. Ma noi questo
siamo: musicisti. La nostra musica
è allegra. Il concerto è finito
poco dopo l’arrivo della notizia.
Io ho cantato la Ninna nanna
e Ventanas.
Nel futuro, invece, cè anche
un nuovo libro, «Il mio nome è
Herbert Fanucci»
Se la Bompiani ha comunicato
quel titolo ne sono lieto perché
significa che lo ha accettato.
Hanno avuto un po’ troppa
fretta. Naturalmente il libro comincerà
a prendere forma
quando ci sarà un momento di
calma. Ora c’è questo tour, poi
dovrei lavorare a dei documentari
ma non c’è ancora niente di
definito.
Un romanzo? Una raccolta
di novelle?
Sarà una cosa abbastanza
strana. Possiamo definirlo romanzo
perché è un blocco unico.
È un volo a pipistrello abbastanza
schizofrenico, un fluire
continuo di storie, di aneddoti
e di idee, le stesse che a volte ti
impediscono di scrivere un romanzo
perché sono troppe. Ecco,
avremo a che fare con un
personaggio che vivrà il romanzo
senza riuscire a scriverlo.
Alessio Brunialti