dalla rivista "ROCKSTAR":intervista di E.Deregibus

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dalla rivista "ROCKSTAR":intervista di E.Deregibus

Messaggioda breva » ven apr 15, 2005 8:09 am

“Rockstar è una delle due riviste musicali che compro sempre, la leggo dal periodo appena dopo Popstar, ci sono rimasto legato” esordisce Davide Van de Sfroos, al secolo Bernasconi, quarant’anni fra poco. Non c’è ruffianeria, solo piacere, nel dirlo, così come non c’è ruffianeria nel nuovo disco, Akuaduulza, in cui, dopo aver parlato dei personaggi e dei posti attorno al lago di Como, ora ci si immerge. Parla dell’acqua, acqua di lago: “Sì, come vedi Akuaduulza è scritta come una parola sola, non come aggettivo e sostantivo, perché è un concetto, un modo di essere, un’esagerazione. Io sono sempre stato contento dei turisti, dei film che hanno girato qui, ma questo lago non è solo una cartolina. Ha una sua foschia, un suo modo di essere vicinissimo alla Louisiana”. E infatti il disco è fatto di blues grezzo, ma anche di cajun, qualcosa di paludoso come l’umore stesso della gente di qui “che un po’ canta, un po’ balla, un po’ si ubriaca come a New Orleans, ma è anche chiusa”. Si intuisce il fiato sul microfono, si sentono molte chitarre, ognuna con la sua anima: “Questo è il disco delle chitarre. Marco Fecchio, “Python”, è arrivato con una dozzina e per ogni canzone abbiamo scelto quella con la tinta giusta. Per questo nel libretto ho voluto specificare ogni marca”. Musica d’oltreoceano quindi, lontana da questi posti che son quasi Svizzera, ma “non ho voluto scimmiottare l’America perché quella non è più America, è un microcosmo chiuso come il nostro”. Sono le musiche e i suoni giusti per sposare appieno quel descrivere lordo e balordo, che vive del timore che quelle storie laghèe vadano sperse. “Per me ‘Akuaduulza’ è la canzone conclusiva sui luoghi, sulle persone. Non è una celebrazione né sdolcinata né triste: è un rasoio sul filo dell’acqua di questo posto che ti strega”.


recensione

DAVIDE VAN DE SFROOS
Akuaduulza
(Tarantanius/ Venus)
Genere blues/cajun d’autore
Ha il suono di Tom Waits, Robert Johnson

OMBRE, ACQUA DI LAGO.
Blues, cajun, chitarre con personalità e chiaroscuri. E in mezzo, anzi sopra, dentro, il talento e l’urgenza di Van de Sfroos di raccontare del suo lago di Como, i personaggi, le storie, i margini. Un disco nato nella sua cantina e che della cantina (immaginiamo sul livello del lago) ha assorbito il buio e l’umidità. Dodici brani ancora in dialetto lagheè, più due in italiano e uno strumentale, tutti prodotti e arrangiati con Alessandro Gioia, compagno di servizio militare e sogni. La title-track ha un che di epico, “Il corvo” svetta sporco e libero, “Rosanera” è la libertà di suonare; ma qua e là si può anche giocare. Con le streghe. Ci si sprofonda poco a poco, in Akuaduulza, album paludoso, sputato. Nero. Vero.
Enrico Deregibus
****
"Considero ogni forma di razzismo convinto una patologia e non un'ideologia" (Davide Bernasconi)
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