da "L'Arena", 11.04.05

Articoli su Davide e il suo mondo apparsi su giornali e riviste

Moderatore: Baristi

da "L'Arena", 11.04.05

Messaggioda breva » lun apr 11, 2005 7:34 pm

Marea di applausi per il cantautore che ha presentato «Akuaduulza»
Le ballate d’acqua dolce
Il «lagheè» di Van De Sfroos conquista Verona


La sensazione arriva sin dall'inizio, tra le bestemmie e il grand marnier del "Baron" e l'inquietante dondolìo sulla veranda, "sulla sedia che ormai scricchiola come le sue ossa", della "Madame Falena" con il fucile, il banjo, e la faccia del marito defunto, che lei ha ucciso, su un medaglione.
La sensazione che Davide Van De Sfroos, in concerto al Teatro Nuovo per presentare il suo nuovo album "Akuaduulza", abbia davvero raggiunto, a quarant'anni, la caratura del grande cantautore. Non ha importanza che le storie in lagheè cantate dal Nostro abbiano o meno precisi e oggettivi riscontri nella tradizione popolare del Lago di Como, o se siano invece, di più, frutti della fantasia o personali fantasmi di Davide. Perché, come spiega lui stesso in uno dei tanti momenti forti del disco e del concerto al Nuovo, ci riferiamo al pezzo intitolato "Caramadona", bisogna proprio pregare per "non far scappare i nostri fantasmi/senza di loro non sappiamo più chi siamo" (citiamo nella traduzione italiana, ma naturalmente quasi tutte le canzoni del cd, eccezion fatta per "Il corvo", sono in dialetto - o lingua, come suggerisce qualcuno - lagheè).



Sin dal "Baron" e dalla zingaresca "Madame Falena", dunque, emerge davvero la valenza autorale di Van De Sfroos, epica, immaginifica e potente come i personaggi e le atmosfere di Faulkner, come quei fantasmi della contea mitologica di Yoknapatawpha. Anche se il mondo che si muove tra le valli e le acque del Lago di Como non è solo drammatico, ma anche giocoso e ricco di grottesco humor.
E quando arriva il terzo pezzo in scaletta, la ballata dai toni davvero tradizional/popolari che dà titolo al lavoro, hai la sensazione che con "Akuaduulza" (che tra l'altro, come ha dichiarato lo stesso Davide, "è un disco per metà veronese", perché scaligero è il produttore, Alessandro Gioia, e sono della nostra città alcuni musicisti, tra i quali uno, l'armonicista Giorgio Peggiani, ha fatto un'apparizione pure al Nuovo per "Il paradiso dello scorpione") Van De Sfroos abbia fatto bingo, con un ulteriore salto di qualità (o di intensità, per meglio dire) rispetto ai pur già validi lavori precedenti. Perché allo spessore narrativo si accompagna un'architettura sonora adeguatamente ricca e varia di colori, che si esprime con il passo cajun di "Nona Lucia", altrove con il blues o con il rock ("Il corvo", per esempio).
Grandi applausi, e persino qualche ballo improvvisato da alcuni spettatori in platea.
Beppe Montresor
"Considero ogni forma di razzismo convinto una patologia e non un'ideologia" (Davide Bernasconi)
breva
 
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