Intervista al "Parto" in cui si parla di Davide

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Intervista al "Parto" in cui si parla di Davide

Messaggioda Fantasmino » lun mag 17, 2004 1:18 pm

Corriere del Veneto, 8 Maggio 2004

Contaminare generi, sonorità, spaziare in territori «altri» sembra essere la vocazione di una delle band più interessanti nello scenario musicale italiano: il Parto delle nuvole pesanti, nome che trattiene presagi di tempesta... All’Interzona di Verona ieri è stata presentata Doichlanda (regia di Giuseppe Gagliardi), road movie con protagonista la band calabrese, girato interamente in Germania, cui ha fatto seguito un concerto acustico, con l’anticipazione di alcuni brani del nuovo cd in uscita a giugno. Tellurica e potente la voce di Peppe Voltarelli, 34 anni, leader del gruppo.

Il film Doichlanda è uno sguardo alla Calabria dalla prospettiva degli emigrati. Che cosa avete raccolto da questa esperienza?
«Il viaggio in Germania è stato un viaggio nella memoria. Attraverso il cibo, la musica e la lingua, abbiamo scoperto una comunità fantasma, straniera a se stessa, confusa e sospesa tra un ritorno impossibile a casa e una integrazione difficile».
Il contagio con forme «altre», penso alle vostre recenti esperienze di teatro, sembra stia diventando una traiettoria nuova per il «Parto». Un modo di sperimentare-sopravvivere-contagiare?
«Il percorso classico della musica disco-promozione-live si rivela sempre più sterile, oltretutto poco stimolante. Penso che non esistono confini netti tra le arti e chi può permettersi il lusso di cavalcarle indistintamente ha il dovere di provarci».
Rispetto alle Ali della mosca, vostro ultimo lavoro, in che direzione muove il cd di prossima uscita?
«Direi che ci siamo concentrati molto sulla forma canzone, sulla voce e sulle parole, passando da un attitudine più rock a forme legate alla tradizione melodica italiana, senza però tralasciare il bagaglio di suono etnico, improvvisativo e sperimentale accumulato in dieci anni».
Nel Veneto venite spesso. Che cosa vi fa amare da questa regione. Come sentite questa terra?
«Ci ha sempre affascinato la capacità veneta di organizzare e valorizzare i fatti locali, un po’ come quella emiliana, molto distante dagli standard del Sud Italia. Cerchiamo di carpire i segreti di queste cose, e trasformare il nostro essere calabresi in una sorta di valore aggiunto in prospettiva planetaria, come se fosse una spezia nascosta che assapori. Abbiamo suonato molto in Veneto, con cui condividiamo le origini contadine, il rapporto con la terra; il vostro pubblico è sempre stato molto caloroso con noi, in fondo come se ammirasse la nostra dedizione alla musica come se fosse un lavoro normale, visto che qui lavorano tutti».
Indimenticabile il concerto con Claudio Lolli l’estate scorsa a Venezia...
«Sul nuovo disco ci sarà un brano scritto da Claudio che nasce da quella serata magica, a notte fonda un gruppo di musicanti su una barca che attraversano i canali in silenzio dopo aver suonato. Lui ci ha regalato grandi momenti di poesia umana, difficili da dimenticare».
Cosa vuol dire per te attingere di continuo alle scaturigini sonore della tua terra d’origine?
«Credo che sia un modo per pagare un debito, accumulato nei secoli. Come se ti sforzassi continuamente per uscire dalla tua storia e dalla tua pelle, ripensarti. Ma non ci riesci. Forse è il debito della nascita, della vita».
Quali sono i gruppi italiani del passato a cui ti ispiri?
«Carosone, Modugno, i Ribelli, Celentano, Tony Vilar, Sergio Endrigo, Alunni del sole, Area, Stefano Rosso, Lolli».
Personalità della musica contemporanea italiana?
«Su tutti il maestro Ivano Fossati»
Credi esista un pensare-agire regionale?
«Sì, credo che ci siano dei pensieri comunitari, alcuni sentire paralleli. Non credo sia giusto sottovalutarli, e neanche esaltarli, ma è giusto tenerne conto sempre in prospettiva universale di apertura. Per esempio sul disco nuovo ci sarà un pezzo scritto da noi con ospite Davide Van de Sfroos, Marco dei 99 Posse, Les Anarchist e Claudia dei Ciciimeca...più transregionali di così...»Ti muovi a tuo agio fuori dalla Calabria?
«Si, le strade sono migliori».
Una breve riflessione sulla nuova Europa allargata.
«Ho l’impressione che non conosciamo ancora gli altri, culturalmente potrebbe essere un arricchimento, ma bisogna ancora lavorare molto sulle nostre teste. Il Sud è ancora molto indietro, si dovrebbero fare dei pullman carichi di europei da portare in visita al Sud e lasciarceli per un paio di anni. Come una idea di capovolgimento del concetto di emigrazione».

Giovanna Dal Bon
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Messaggioda de Sloob » lun mag 17, 2004 8:13 pm

Arriveranno si, i pullman kariki di europei (dall'Est) e prekari e disokkupati vari avranno altro da pensare ke a skambi kulturali...Sará proprio il Sud a pagar di piú, molto di piú da kuesta apertura.
."Ma loro kanteranno, e tutto andrá bene kantando"
Vivi la tua vita kome se ogni giorno fosse l' ultimo e vivi ogni giorno kome se dovessi kampare cento anni

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