da: "La Provincia di Como" - 22/03/04

Articoli su Davide e il suo mondo apparsi su giornali e riviste

Moderatore: Baristi

da: "La Provincia di Como" - 22/03/04

Messaggioda Neve » sab mar 27, 2004 5:54 pm

Il cantautore interviene nel dibattito scatenato dal questore: "Criticoni, ma bella gente"
"La città è cambiata. In meglio"
Van de Sfroos: "Ticosa e Opp, macchie da rimuovere"

Ha una visione certo disincantata dei suoi concittadini. Innanzitutto perché proprio proprio comasco non è. Registrato all'anagrafe di Monza, subito portato sul lago, a Mezzegra, non è mai stato un assiduo dello «struscio» del centro di Como. ma di certo conosce bene le abitudini e il carattere dei lariani, perché ne esporta l'immagine in tutta l'Italia, dialetto compreso, e perché ne ha cantato le gesta in innumerevoli canzoni che prendono spunto da personaggi reali, realmente vissuti in questo strano pezzo di Lombardia dove le montagne precipitano in un lago (popolato di mostri mitologici) e dove si parla una lingua aspra, selvaggia e forte. Davide Van de Sfroos è rinchiuso assieme ai suoi musicisti per provare le canzoni che andranno a comporre la scaletta dei suoi prossimi concerti ma trova il tempo di soffermarsi sulle dichiarazioni del questore di Como, Angelo Caldarola. Un «j'accuse» che ha suscitato un dibattito politico e sociale in città.

Van de Sfroos, ha ragione il questore quando dice che i lariani sono scontrosi e poco collaborativi?
No, i comaschi sono quelli che prendono sempre la macchina quando piove...

Prego?
Mio papà diceva sempre che appena ci sono quattro gocce il comasco salta in macchina e il traffico si blocca. Scherzi a parte, come sto ripetendo da un po' di tempo mi sembra che la città sia cambiata molto, e in meglio, negli ultimi dieci, quindici anni.

In che senso?
Io ho sempre frequentato Como per motivi di studio, solo proponendomi come musicista ho avuto modo di incontrare tantissime persone, di conoscere sia chi ricopre cariche importanti sia gli onesti lavoratori. e ho sempre avuto a che fare con belle persone.

Belle, sì, ma forse un po' chiuse, poco espansive?
Secondo me Como non è tanto diversa dai paesini del lago e della Brianza che la circondano. Era una piccola città murata, tutta la vita si svolgeva all'interno delle mura esattamente come, in un piccolo paese, la vita era tutta lì.

In altri interventi, comaschi adottivi hanno sostenuto che i comaschi hanno anche la proverbiale puzza sotto il naso. Diciamocelo, allora, da monzese a milanese: i comaschi sono snob?
Credo che siamo sempre meno propensi ai rapporti interpersonali, che siamo tutti un po' più timidi. Una timidezza che può venir scambiata per un atteggiamento altezzoso da chi, soprattutto se arriva da un'altra città, magari da una grande città, è abituato ai grandi abbracci, ai grandi slanci, ai grandi gesti d'amicizia. I comaschi, da questo punto di vista, sono certo meno socevoli, ma sicuramente più onesti e sinceri.

Il questore ha detto anche che sono solo capaci di criticare.
Qui devo dargliene atto. e purtroppo le critiche non sono mai costruttive. Dovremmo essere più propositivi. I comaschi che ho conosciuto hanno tante idee per la loro città ma mi sembrano un po' troppo pigri, a volte quasi vinti dalla rassegnazione che, tanto, tutto resterà uguale, che non cambierà nulla.

E Davide Van de Sfroos che idee ha per questa città?
Non vorrei sembrare ripetitivo ma mi sembra che Como stia diventando sempre più bella, tranne due macchie, che sono sempre le solite. L'ex opp di san martino e, naturalmente, la ticosa. soprattutto qui è arrivato il momento della concretezza.

Alessio Brunialti



I comaschi raccontati nelle canzoni

(al. br.) Le sue canzoni, ormai, non si contano più. Le cantano non solo sul lago ma anche nei nuraghe e nei trulli, sui sassi e all'ombra delle due torri, a Trastevere e nei caruggi. Davide «Van De Sfroos» Bernasconi si è ispirato alle storie di vita del lago e della città per comporre quello sfaccettato mosaico che è il suo mondo musicale. Un mondo dove i giovani provinciali vanno «giù a Milano con la cravatta e la giacchetta blu, cercano i sogni di seconda mano, cercano le donne che hanno visto alla tv», dove i litigi sfociano in scontri a viso aperto che si fermano poco prima che si commetta l'irreparabile («Come mai i
pistoleri stanno telefonando?» «Era la mia donna, mi sa che devo andare: era incazzata nera, è pronto da mangiare»), e anche personaggi inquietanti quanto drammaticamente reali che «vanno a letto con le ragazzine in Thailandia e poi picchiano la loro perche fuma le sigarette, e dicono "povera Italia"». I comaschi protagonisti delle ballate di Van De Sfroos sono cittadini che non hanno mai abbracciato definitivamente la vita contemporanea, ancora divisi tra la ruralità e il modernismo, di figli di contrabbandieri che pregavano tutta la notte per i loro papà che oggi, grandi, cercano di insegnare dei valori ai loro stessi figli. Perfino preveggente nel suo guardare al passato, Van De Sfroos ha anche
illustrato come si trasformerà la vita dei comaschi quando questa città
diventerà turistica di fatto e non di nome. Sarà come quella del fattorino del «Grand hotel» che portano valige tutto il giorno su e giù per una scalinata che «ormai conosciamo scalino per scalino». Insomma, hanno sempre le valige in mano ma non arrivano e non partono mai.
Neve
 
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