Monza: don Marco Tenderini sospeso
dal servizio di ``prete in galera per eccesso di
familiarità con i detenuti
Sospeso dal servizio per l`eccessivo zelo e familiarità con cui ha accostato i fratelli detenuti. Così don Marco Tenderini, ex incaricato della pastorale giovanile di Cernusco-Osnago-Montevecchia-Pagnano, è stato "liquidato", da ormai un mese, dal servizio che svolgeva come cappellano presso il carcere di Monza. Un procedimento penale partito ma subito chiuso, perchè aperto su basi inesistenti e ora uno disciplinare che si concluderà non prima di qualche mese. Amareggiato ma determinato a non indietreggiare e a non scendere a facili compromessi, don Marco, che ultimamente si firmava “prete in galera”, dietro le sbarre è pronto a tornarci, anzi deciso. “Il mio sarà un Natale in esilio” ci ha raccontato don Marco “sono prete in galera... che non può entrare in galera. Da circa un mese sono stato sospeso dal servizio per una serie di segnalazioni che sono arrivate sul tavolo del direttore e che riguardavano il mio comportamento con i detenuti. Sembrerebbe che io abbia calcato un po` troppo la mano cercando di risolvere, con un eccessivo zelo, situazioni che non andavano.
L`essermi preso a cuore situazioni di ingiustizia e veri e propri soprusi, ha provocato l`irritazione di alcuni all`interno del carcere che hanno fatto pressione perchè venissi sospeso. Non sono il primo: già la direttrice precedente se ne era dovuta andare per una serie di “scontri” interni. E` stato assemblato una sorta di dossier contenente l`elenco delle mie "mancanze". Ho chiesto conto al direttore attuale e la risposta è stata che io tratto con "eccessiva familiarità" i detenuti. So benissimo dove sta il problema: io li accosto come persone, indipendentemente da quello che hanno commesso, e non come criminali. E questo mio atteggiamento non piace a tutti, specialmente a "quelli dello zoccolo duro". Il mio accostarsi ai carcerati passava attraverso la catechesi, la Messa, le confessioni, i colloqui personali, l`andare incontro a situazioni di povertà... Li incontravo come persone, non come numeri o delinquenti (tra l`altro, secondo la Costituzione, fino al giudizio definitivo è riconosciuta la presunzione d`innocenza!), senza guardare al perchè si trovavano dietro le sbarre. In questa mia "battaglia" sono sostenuto sia dal Vescovo, sia dall`Ispettore generale dei cappellani. Qualcuno mi ha anche proposto di rassegnare le dimissioni, ma non ci penso nemmeno...”. E, conoscendo la tempra di don Marco, non sarà facile sbatterlo fuori gioco...o meglio fuori di galera.