da *il giornale di merate* 30-12-03

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da *il giornale di merate* 30-12-03

Messaggioda nicotina_j_baco » mar dic 30, 2003 1:06 pm

Monza: don Marco Tenderini sospeso
dal servizio di ``prete in galera per eccesso di
familiarità con i detenuti



Sospeso dal servizio per l`eccessivo zelo e familiarità con cui ha accostato i fratelli detenuti. Così don Marco Tenderini, ex incaricato della pastorale giovanile di Cernusco-Osnago-Montevecchia-Pagnano, è stato "liquidato", da ormai un mese, dal servizio che svolgeva come cappellano presso il carcere di Monza. Un procedimento penale partito ma subito chiuso, perchè aperto su basi inesistenti e ora uno disciplinare che si concluderà non prima di qualche mese. Amareggiato ma determinato a non indietreggiare e a non scendere a facili compromessi, don Marco, che ultimamente si firmava “prete in galera”, dietro le sbarre è pronto a tornarci, anzi deciso. “Il mio sarà un Natale in esilio” ci ha raccontato don Marco “sono prete in galera... che non può entrare in galera. Da circa un mese sono stato sospeso dal servizio per una serie di segnalazioni che sono arrivate sul tavolo del direttore e che riguardavano il mio comportamento con i detenuti. Sembrerebbe che io abbia calcato un po` troppo la mano cercando di risolvere, con un eccessivo zelo, situazioni che non andavano.
L`essermi preso a cuore situazioni di ingiustizia e veri e propri soprusi, ha provocato l`irritazione di alcuni all`interno del carcere che hanno fatto pressione perchè venissi sospeso. Non sono il primo: già la direttrice precedente se ne era dovuta andare per una serie di “scontri” interni. E` stato assemblato una sorta di dossier contenente l`elenco delle mie "mancanze". Ho chiesto conto al direttore attuale e la risposta è stata che io tratto con "eccessiva familiarità" i detenuti. So benissimo dove sta il problema: io li accosto come persone, indipendentemente da quello che hanno commesso, e non come criminali. E questo mio atteggiamento non piace a tutti, specialmente a "quelli dello zoccolo duro". Il mio accostarsi ai carcerati passava attraverso la catechesi, la Messa, le confessioni, i colloqui personali, l`andare incontro a situazioni di povertà... Li incontravo come persone, non come numeri o delinquenti (tra l`altro, secondo la Costituzione, fino al giudizio definitivo è riconosciuta la presunzione d`innocenza!), senza guardare al perchè si trovavano dietro le sbarre. In questa mia "battaglia" sono sostenuto sia dal Vescovo, sia dall`Ispettore generale dei cappellani. Qualcuno mi ha anche proposto di rassegnare le dimissioni, ma non ci penso nemmeno...”. E, conoscendo la tempra di don Marco, non sarà facile sbatterlo fuori gioco...o meglio fuori di galera.
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Messaggioda nicotina_j_baco » gio mar 11, 2004 10:23 pm

La solidarietà cambia indirizzo
E Cernusco perde un`opportunità



Don Marco Tenderini



Si temeva, è vero, ma si pensava che non potesse accadere. Invece è accaduto: “A força da partilha” ha dovuto traslocare. E dopo sei manifestazioni segnate da un crescente successo deve lasciare l’oratorio di Cernusco per il centro sportivo polivalente di Imbersago. Un’ottima alternativa, s’intende. Bravo Filippo Panzeri a cogliere al volo questa grande opportunità di rimpolpare ulteriormente il già ricco carnet del Maggio Imbersaghese. Ma l’amarezza per questo trasloco, rimane. Perché, nonostante don Marco non voglia ammetterlo, lui e la sua squadra di giovani e meno giovani collaboratori, hanno dovuto andarsene. Già le ultime due edizioni erano state contrassegnate da tensioni, soprattutto con l’attuale parroco. Eppure questa forza della condivisione ha aiutato prima ancora che i bambini di strada del Brasile, migliaia di noi sprovveduti (quanto fortunati) cittadini del lecchese a prendere coscienza con la spaventosità di certi fenomeni come appunto quello dei bimbi abbandonati per le strade. Bimbi che presto diventano preda di bande di ragazzini più anziani di loro, drogati, ubriacati, picchiati, violentati, spesso torturati e poi uccisi. Bambini e bambine ceduti per luridi traffici sessuali o per orrendi prelievi di organi. Miseria, ignoranza, violenza sono spesso il palcoscenico su cui, già a pochi anni approdano migliaia di bimbi del terzo mondo. Per molti di loro i due centri di Salvador Bahia con le suore missionarie di Gesù Redentore – suor Claudia, suor Raffaella e suor Adele – nella parrocchia di Mata Escura e Calabetao e Giorgio Vaccari e Antonio Nozza nella Fondazione “F. Gilberti” sono l’unica àncora di salvezza in un mondo feroce. Così come la Comunità Emmaus di Recife, al servizio di giovani e adulti emarginati, guidata da Luis Tenderini. Luis, le suore, missionari e volontari spesso rischiando, accolgono questa umanità allo sbando. Portano nei centri bimbi, giovani, adulti senza futuro, li sfamano, li aiutano a superare il terrore di vivere, quando serve insegnano loro a leggere e scrivere, infine cercano un’occupazione. Ecco, questo fanno Luis, le suore Missionarie, i volontari, i giovani che vanno ai campi estivi; ed è per loro che don Marco ha inventato “A força da partilha”, la forza della condivisione, la vera, portentosa forza sprigionata dal Vangelo e racchiusa nel semplice quanto straordinario insegnamento di Gesù, “Ama il tuo prossimo come te stesso”. L’ha inventata con un manipolo di ragazzi dell’oratorio, che di anno in anno si è ingrossato con l’arrivo anche di un bel gruppo di pensionati. “A força da partilha” ha voluto dire sin qui migliaia, decine di migliaia di persone attirate a Cernusco e qualche centinaio di milioni di lire inviati in Brasile. Tutto questo meriterebbe come minimo un apprezzamento, se non proprio un aiuto diretto da parte delle cosiddette “Autorità” cittadine. Invece, quale che sia la ragione, ecco che don Marco e i suoi debbono andarsene. Fosse stato per loro sarebbero rimasti ma, evidentemente, gli attriti avevano raggiunto un livello inaccettabile. Cernusco ha perso una grandissima occasione di diventare l’appuntamento annuale di primavera per amanti di buona musica e, perché no, anche di buone azioni. Chi ha causato questa decisione ha perso l’opportunità di dare seguito concreto a tante belle parole. Perché la solidarietà vera è nei fatti. Le altre, per quanto ridondanti, rischiano di rimanere chiacchiere.
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Messaggioda nicotina_j_baco » dom mar 28, 2004 12:50 pm

Don Marco Tenderini torna in carcere a Monza
dai suoi ``parrocchiani`` speciali






Revoca della sospensione e rientro a pieno titolo fra le mura del carcere di Monza. Dopo oltre cinque mesi dal procedimento disciplinare che aveva sospeso Don Marco Tenderini dal servizio di cappellano, il Consiglio di disciplina non ha nemmeno tenuto in considerazione la sospensione dal suo incarico. La notizia è arrivata dopo l`incontro decisivo del 24 febbraio scorso che lo ha reintegrato, a pieno titolo, nelle sue mansioni. Don Marco, ex responsabile della Pastorale Giovanile del Decanato di Merate, nonchè promotore della storica manifestazione “A força da partilha”, dall`autunno del 2002, dai polverosi campi dell`oratorio di Cernusco era passato alle celle del carcere di Monza. Desideroso di fare un`esperienza con gli “ultimi”, i più poveri, cui ha sempre mostrato particolare predilezione, aveva chiesto un cambio di “rotta”. Da lì l`incarico a prestare servizio come cappellano presso il carcere di Monza. Incarico che, nel mese di ottobre/novembre 2003, gli era stato revocato per un “eccessivo zelo e famigliarità” nei confronti dei detenuti. Interdetto a riprendere servizio fra i suoi “parrocchiani” speciali, Don Marco aveva continuato, nel frattempo ad occuparsi della comunità di Cinisello Balsamo, senza mai indietreggiare sulle sue posizioni.

So benissimo dove sta il problema” aveva dichiarato a suo tempo, poco dopo la sua sospensione “Io accosto i detenuti come persone, indipendentemente da quello che hanno commesso, e non come criminali. E questo mio atteggiamento non piace a tutti, specialmente a "quelli dallo zoccolo duro". Il mio accostarsi ai carcerati passava attraverso la catechesi, la Messa, le confessioni, i colloqui personali, l`andare incontro a situazioni di povertà... Li incontravo come persone, non come numeri o delinquenti senza guardare al perchè si trovavano dietro le sbarre”. Il provvedimento disciplinare fatto partire a suo carico, tuttavia, non ha avuto alcun riscontro. Due i decreti emanati: uno relativo alla revoca della sua sospensione e un altro riportante una dichiarazione di biasimo che è una delle “sanzioni” previste in questi casi. Sanzione che, comunque, rileva semplicemente una “superficialità o eccessiva buona fede” di Don Marco verso i detenuti. Vittoria a pieno titolo, dunque, quella del prete in galera, come ama firmarsi, e che lo vedrà rientrare, il prossimo lunedì, fra le mura del carcere di Monza dove, durante il suo periodo si assenza, è stato anche sostituito il direttore. Quello del 29 sarà semplicemente un colloquio con la nuova direttrice per stabilire modalità e tempi del rientro. “Da parte mia ci sarà la massima disponibilità a ritrovare il confronto, il dialogo e la collaborazione con tutto il personale del penitenziario. Con la nuova direttrice mi incontrerò per decidere i tempi e le modalità del mio rientro, previsto comunque per la prossima settimana”. Ad attendere Don Marco ci saranno sicuramente tutti i detenuti e in particolare gli 89 che, nel mese di gennaio, avevano indirizzato una lettera a diverse personalità, fra cui anche il Santo Padre, per chiedere il ritorno del “loro” Don Marco.
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