Da "Il Giornale di Brescia" del 09/04/2004

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Da "Il Giornale di Brescia" del 09/04/2004

Messaggioda Fantasmino » ven apr 09, 2004 2:39 pm

Incontro al Sancarlino col cantautore rock-dialettale, che ha presentato il suo libro di racconti
Piccole storie sognate dai pesci
Van De Sfroos, menestrello della gente semplice sulle rive del lago di Como




Il cantautore Van De Sfroos, che ha scritto «Le parole sognate dai pesci»

I suoi racconti assomigliano alle sue canzoni, storie di piccola gente che non sa di essere grande: «Le parole sognate dai pesci», raccolta di racconti del menestrello folk Davide Van De Sfroos, sta avendo un successo editoriale inaspettato (già 26mila copie vendute). Davide, che molti chiamano «il Paolo Conte dell’Insubria», ieri sera ha presentato il suo libro al teatro Sancarlino.



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Ilaria M. Dondi


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I pesci non parlano, sognano. O almeno la cosa vale per i pesci raccontati da Davide Van De Sfroos, che ieri sera ha presentato al Sancarlino Le parole sognate dai pesci (Bompiani). Per il cantautore comasco non si tratta di un esordio: nel 1997 arrivò in libreria la raccolta di poesie Perdonato dalle lucertole, seguita nel 2000 dal poemetto epico Capitan Slaff. Semmai, Le parole sognate dai pesci è il suo primo libro in prosa (anche se a riguardo si potrebbe discutere). Racconti come canzoni. Un cd, quasi, con dieci tracce, visto che dieci sono le storie che compongono il libro. Van De Sfroos prova a presentare il volumetto: «Disco scritto invece che cantato? Vite impaginate invece che vissute? Non lo so - e continua -. Credo che le parole, i pensieri, si muovano come pesci. Ci sono quelli rossi, della passione. Quelli neri, come le anguille e le tinche, che non sono cattive, devono solo ancora uscir fuori». Le parole sognate dai pesci è, per citare Edgar Lee Masters, l’«Antologia del lago di Como», o meglio, di uno dei suoi paesini. Come nell’Antologia di Spoon River, Van De Sfroos racconta la vita della gente di un paesino. Non eroi, ma anonimi: prostitute, falliti, ragazze sognanti. Nuove Bocche di rosa e Marinelle uscite dalla penna di un cantautore, Van De Sfroos, che al dialetto genovese del papà artistico De André - dice- ha preferito il suo comasco. Fino a questo «libro in italiano su gente che vive in dialetto». Tutto comincia per colpa di un matto. Fedele, come un personaggio verghiano nel suo nido, l’uomo impara a sentire sognare i pesci. Ricoverato in manicomio, ritorna al paese con una valigia con dieci oggetti, ovvero dieci ricordi, dieci persone... dieci racconti. Ecco allora Elena, che impara da Nora che gli uomini, come i pesci «se non parlano non vuol dire che non sanno»; ecco la ragazza del negozio di liquori che vince il tempo non permettendogli di portarle via il ricordo del suo amore. E poi lui, il matto, il meccanico dei ricordi , che passa la vita a cercare di aggiustare i pezzi di un qualcosa che si è rotto. Perchè tutti, nel paese di Van De Sfroos, hanno, al di là della facciata, nelle profondità del lago, lasciato un sogno spezzato, un dolore... Non eroi, ma figure comiche e struggenti, ferite dalla vita; però con la dignità silenziosa dei pesci: «I pesci - si legge - non chiudono gli occhi neanche quando sono nella padella». Tentano ancora di nuotare.
Fantasmino
 
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